vendredi, janvier 07, 2011

Una Cassazione schiacciasassi

Una Cassazione schiacciasassi - News - Italiaoggi
Una Cassazione schiacciasassi

in edicola con ItaliaOggi7 del 3 gennaio 


di Marino Longoni italiaoggi.it   20110107


Nell'anno appena trascorso la Corte di cassazione ha proceduto in modo implacabile a precisare i contorni dell'abuso di diritto. Una figura giuridica di pura creazione giurisprudenziale, che ha trovato la più netta contrarietà di tutti i commentatori di cose tributarie. Ciò nonostante la Suprema corte è andata avanti in modo coerente e sistematico, come un rullo schiacciasassi, confondendo forse il nostro sistema di civil low con quello di common low.

Probabilmente mai dottrina e giurisprudenza si sono trovate così nettamente contrapposte. La Cassazione, ricavando per via interpretativa dall'articolo 57 della costituzione (principio di capacità contributiva) la norma per cui non sarebbero opponibili al fisco le operazioni prive di una valida ragione economica, ma rivolte unicamente ad un (indebito) risparmio di imposta, finisce per trasformare se stessa in un legislatore supremo. Fissa un principio vago e contraddittorio (il risparmio fiscale non è una valida ragione economica?), applicabile in teoria a milioni di atti e contratti. Mette fuorigioco il legislatore tributario, ma soprattutto trasforma il diritto commerciale in un campo minato nel quale non esiste più la certezza del diritto. Ogni contratto rischia ora di essere sindacabile da un giudice più o meno attrezzato dal punto di vista tecnico.

Eppure la Cassazione ha tirato dritto. Se escludiamo manie di protagonismo dei magistrati, non rimane che ammettere la precisa volontà di imprimere una svolta vigorosa al sistema tributario, per meglio garantire le ragioni dell'erario contro ogni possibilità di elusione. Mi spiego. La riforma tributaria degli anni '70 ha cercato di ricostruire un sistema disordinato, corrotto e sempre più ingestibile, introducendo principi come la determinazione analitica del reddito, l'autoliquidazione delle imposte, il rispetto sacrale della forma dell'atto.

Dopo qualche decennio questi baluardi cominciano a mostrare i loro limiti: i contribuenti che hanno la possibilità di pagare il costo di una raffinata consulenza fiscale riescono spesso, nel rispetto formale della norma tributaria, a scansare una buona parte delle imposte. Tax planning, arbitraggi fiscali, uso distorto dei contratti e delle norme sono il vero obiettivo della Cassazione. Ed in effetti, nei casi che hanno originato le sentenze sull'abuso di diritto questi elementi erano sempre piuttosto evidenti.

Ma la Suprema corte è un giudice di legittimità, non di merito. Che fissa principi astratti, non che risolve casi concreti. La pretesa di giudicare la sostanza dell'atto indipendentemente dalla sua forma è una pillola avvelenata contro l'attuale ordinamento giuridico. Senza il rispetto della forma non c'è più nessun diritto individuale. Non c'è certezza del diritto. Resta solo la soggezione di tutti ad una magistratura che non deve rispondere a nessuno: l'unica in grado di sindacare la legittimità di un atto, il suo contenuto, il suo valore. Si vuole garantire l'equità sostanziale del prelievo, si finisce per minare alla radice ogni diritto soggettivo.


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