dimanche, janvier 23, 2011

Il Walter marchionnizzato

Il Riformista
Il Walter marchionnizzato

di Ritanna Armeni  ilriformista.it   20110123

Ieri al Lingotto Veltroni ha ucciso il veltronismo. Ha operato lo strappo con decisione, senza mediazioni e compromessi, senza rituali “ma anche”. Ha detto di volere un partito autosufficiente, che non si perda in coalizioni etorogenee e in inutili frontismi, che ritrovi dentro, solo dentro se stesso, la sua forza. Il resto - se mai - seguirà. Apparentemente può apparire una riproposizione dell’autosufficienza e dell’idea maggioritaria che già venne usata per rompere con la sinistra prima delle ultime elezioni, ma non è così.
Ciò che Veltroni ieri ha buttato via è ogni idea di rinnovamento del partito e di rapporto con ciò che anche nella società emerge a sinistra. Quella del Lingotto due è una proposta di partito assai diverso da quello “americano” che la stagione felice del veltronismo aveva fatto intravedere e al quale, anche chi non era d’accordo, doveva riconoscere una certa capacità di fascinazione. Si voleva un’organizzazione senza correnti, ma con gruppi, linee politiche anche lobby che si incrociavano e si scontravano. Un crogiolo di idee, magari confuse, capaci di convivere perché erano idee, appunto, e non ideologie. Un partito che rompeva con il passato perché si adeguava ai nuovi tempi, lo criticava, ma non lo rinnegava. E che, nella sua indeterminatezza conteneva un elemento di forza: l’apertura al nuovo, la scoperta di diverse frontiere, il rispetto per le idee degli altri, una disposizione al rischio. E un dichiarato, anche se non completamente sincero, antiburocratismo.
Forse ha ragione Giorgio Guazzaloca che ieri in una lettera al Foglio ha scritto lapidariamente: «Veltroni va a Lingotto. Non si dovrebbe mai tornare dove si è stati felici». La felicità di quella stagione politica appare, infatti, definitivamente sepolta. Il veltronismo scompare ufficialmente dalla vita politica italiana. Al suo posto vi è ormai un’altra proposta. Quanto felice? O, almeno, quanto efficace?
Veltroni nel suo discorso, ha letto pienamente (anche perché questo permette la critica più aspra alla segreteria di Bersani) l’incapacità del Pd di rispondere alla crisi del berlusconismo, ha sottolineato il paradosso tutto italiano per cui alla caduta verticale della credibilità del premier e del suo governo non corrisponde un ampliamento dei consensi del maggior partito di opposizione. Ma pensa di superare questa contraddizione in due modi. Il primo riguarda proprio il partito. Che immagina possa uscire dalla sua crisi chiudendo porte e finestre, divenendo una monade che si rifiuta di guardare quello che c’è fuori di sé e quindi ogni ipotesi di contaminazione e di critica. Anche le esperienze dell’Ulivo e dell’Unione appaiono evidentemente troppo rischiose per chi non vuole mettersi in discussione. L’ex segretario sa bene che oggi nel Pd c’è una forte tensione di sinistra, una tendenza alla radicalizzazione, una critica ai gruppi dirigenti difficilmente contenibile. L’unico modo per bloccarla è appunto la chiusura. Ogni apertura, anche piccola, potrebbe avere un effetto valanga e potrebbe portare il Pd da un’altra parte. Il dibattito tutto interno e l’autosufficienza garantiscono contro questo rischio.
Il secondo modo individuato da Walter Veltroni per rispondere alla crisi dei consensi riguarda i contenuti di quel partito che si vuole chiuso e fuori da ogni rinnovamento. L’ex segretario si è pronunciato sulla madre di tutte le questioni, la Fiat, per sposare completamente la posizione di Sergio Marchionne, per definire l’operazione Fiat Chrysler «di importanza strategica per il futuro del paese», per ribadire il pieno consenso agli accordi di Pomigliano e Mirafiori e «il rispetto l’ammirazione e la gratitudine per chi ha votato sì». Parole chiare, non si può negare, che contribuiscono a dipingere il partito voluto dall’ex segretario: chiuso e marchionnizzato nei contenuti e nel metodo. Il metodo Marchionne non ricorda, infatti, la rottura con ogni continuità con la storia e la cultura del suo partito di provenienza, il Pci, e la chiusura alla Cgil ai lavoratori della Fiom ai quali nel suo discorso la massima concessione di Veltroni è quella del dialogo?
Se al Lingotto due il veltronismo è morto è indubbiamente nata una nuova corrente del Pd. Non sappiamo quanto forte. Sicuramente moderata nei contenuti. Che darà battaglia su quello che qualcuno ha felicemente definito il marchionnismo di sinistra. Finché rimarrà nel Pd. Fino a quando?


Aucun commentaire: