samedi, janvier 15, 2011

Ora è De Magistris a finire nel mirino dei giudici Ma lui si ricicla garantista: "Sereno, non lascio"

Ora è De Magistris a finire nel mirino dei giudici Ma lui si ricicla garantista: "Sereno, non lascio" - Interni - ilGiornale.it del 15-01-2011
Ora è De Magistris a finire nel mirino dei giudici Ma lui si ricicla garantista: "Sereno, non lascio"

di Paolo Bracalini  ilgiornale.it  20110115

Dopo il rinvio a giudizio a Salerno, anche la procura di Roma chiede di processare l’eurodeputato Idv: come toga avrebbe intercettato illegalmente alcuni parlamentari. Secondo il codice etico del suo partito dovrebbe autosospendersi. Anche Travaglio gli suggerisce "un passo indietro"

Roma - E siamo a due. A novembre è stato rinviato a giudizio dalla procura di Salerno per omissione di atti d’ufficio, due giorni fa anche la procura di Roma ha chiesto per lui il rinvio a giudizio, stavolta per abuso d’ufficio. Il 2010 è finito male e il 2011 comincia peggio per Luigi De Magistris, dipietrista per caso. Dopo una sfilza impressionante di flop giudiziari, come pm, il grillo parlante (tra grilli parlanti e grillini) dell’Idv rischia di ripetere i buchi nell’acqua anche nel suo nuovo mestiere. Da accusatore di candidati indagati (anche nel suo partito) e predicatore di questioni morali da risolvere (nel suo partito), De Magistris si ritrova eletto e indagato e contestato, ma con la ferma intenzione di non fare neppure mezzo passo indietro, proprio come gli indagati contro cui si scaglia. Anche se il cosiddetto codice etico dell’Idv (una chimera da barzelletta...), all’articolo 2, vieta che un iscritto, candidato o eletto dell’Idv possa mantenere l’incarico «quando sia stato emesso decreto che dispone il giudizio», e anche se persino il suo amico Travaglio gli ha consigliato la «mossa preventiva ed elegante» di autosospendersi dall’Idv «fino alla sentenza». Tutto inutile, non ci pensa proprio.
E ora c’è pure la nuova grana. Il procuratore aggiunto di Roma, Alberto Caperna, e il pm Caterina Caputo, chiedono il processo per l’ex pm De Magistris (in concorso con Gioacchino Genchi) per aver «acquisito, elaborato e trattato illecitamente (cioè senza chiedere l’autorizzazione alla Camera, ndr) i tabulati telefonici relativi a membri del Parlamento», tra cui Prodi, Mastella, Rutelli e altri. Lui su Facebook fa sapere che andrà dai giudici e anzi che lo farà «con animo assolutamente sereno». Un bell’esempio di rispetto delle istituzioni. Peccato che due righe dopo parta la filippica complottistica sulla giustizia a orologeria nei suoi confronti: «Ho pagato e pago un prezzo salatissimo per aver svolto inchieste che hanno intaccato il potere nella sua accezione più vasta». Insomma sempre viva la magistratura ma se toccano De Magistris è perché ce l’hanno con lui.
Del resto, quando è stato rinviato a giudizio a Salerno, alle domande del Corriere del Mezzogiorno ha risposto con argomenti sorprendenti per un giustizialista sostenitore delle «liste pulite» come lui. Spiegava, perfettamente in linea con il Pdl, di non avere la minima intenzione di dimettersi perché «che facciamo, lasciamo che ogni denuncia blocchi l’attività politica?». Urge un Lodo De Magistris, o almeno un legittimo impedimento anche per lui. E poi «attenti a dire che ogni azione della magistratura va presa per oro colato», ammoniva l’eurodeputato, improvvisamente garantista. E il processo che vedrà lui come imputato? «È un clamoroso errore giudiziario», diceva prendendo a prestito qualche dichiarazione dello studio Ghedini.
È noto, già che ci siamo, come De Magistris, il nemico degli scudi e l’amico dei magistrati, si sia recentemente premurato di sfruttare l’immunità garantita ai parlamentari europei, così da sottrarsi, grazie al deprecato privilegio, alla causa intentatagli da Clemente Mastella (definito a suo tempo grosso modo un criminale, ma era una semplice «espressione politica» secondo De Magistris. «È l’unico che applica il Lodo Alfano», gli ha replicato l’altro). Doppiezze e goffaggini che gli hanno procurato una quantità enorme di nemici anche dentro l’Idv, che lui frequentemente critica - però con due anni di ritardo rispetto ai giornali di centrodestra - per l’assenza di trasparenza e per le ambiguità nella scelta dei candidati. Pare che Di Pietro gli stia preparando la festa per il prossimo esecutivo nazionale, dove si faranno approvare delle risoluzioni che confermeranno la piena fiducia a Tonino, affossando la «questione morale» sbandierata da De Magistris, cioè di fatto sfiduciandolo. E lui? Niente, aspetta e aspetterà. Dicono guardi a Vendola, ma non è chiaro se Vendola guardi a lui. Nell’incertezza, non si muove. Forse meglio così, perché quando lo fa tende a produrre danni. Basta vedere la fine di Why not, la super-inchiesta che metteva insieme tutto, genere serie tv, dalla mafia alle logge massoniche agli affaristi ai politici corrotti. Risultato: centocinquanta persone indagate e sputtanate, otto condanne in tutto, diversi milioni bruciati per «un’affascinante rappresentazione di inquietanti realtà occulte di poteri superiori» (scrisse il gup) che è stato un flop con pochi precedenti. Attenzione, sembra proprio che De Magistris voglia ripetersi con la politica.


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