mercredi, janvier 12, 2011

Il prof di Pomigliano

Raffaele De Luca Tamajo, il consulente Fiat che inventato l'accordo di Pomigliano - Lettera43
Il prof di Pomigliano

De Luca Tamajo, l'ispiratore progressista dell'accordo Fiat.

di Gabriella Colarusso  lettera43.it    20110112

Raffaele De Luca Tamajo, esperto di diritto del lavoro, consulente Fiat.
Gli consigliano prudenza, discrezione. Perché nella partita Pomigliano - Mirafiori (leggi l'articolo) c'è in gioco il destino industriale del Paese, dicono in molti con enfasi forse eccessiva, e la tensione è alta. Sarebbe meglio, gli suggeriscono, tenersi alla larga dai riflettori in questo momento.
Ma per capire il clima e gli umori della “rivoluzione Marchionne”, bisogna proprio rivolgersi a lui, spostarsi da Torino, percorrere un migliaio di chilometri verso Sud, fino a Napoli. È qui che Raffaele De Luca Tamajo, uno dei maggiori giuslavoristi italiani, figlio di una dinastia di avvocati partenopei, ha il suo studio.
L'inventore delle clausole di Pomigliano

Da vent'anni Tamajo è consulente legale della Fiat. È stato lui l' “inventore” di quelle clausole inserite nell'accordo di Pomigliano (leggi l'articolo) , che riguardano lo sciopero e l'assenteismo, anche se al documento hanno lavorato anche altri giuristi (tra gli altri Francesco Amendolito, Germano Dondi, di Bologna, Diego Di Rutigliano, di Torino, oltre agli interni Roberto Russo e Giorgio Fossati) e che hanno fatto infuriare la Fiom.
Tamajo le difende con rigore da giurista: «Nessuna norma impedisce al sindacato di proclamare uno sciopero, ma se questo inficia in qualche modo il raggiungimento dei risultati produttivi, il sindacato avrà una piccola penalità». Quanto alla norma sull'assenteismo, mira a «punire solo i furbi. Se c'è un tasso anomalo di assenze in concomitanza di uno sciopero o di qualsiasi altro evento, non verranno pagati i primi tre giorni di malattia». E come si farà a valutare che un singolo lavoratore non sia effettivamente malato? «Per quello ci sarà una commissione paritetica, composta per metà da esponenti dell'azienda e metà del sindacato».
CON CONFINDUSTRIA E I SINDACATI. Parla piano Tamajo, con tono di voce pacato, ma austero, fa precedere ogni sua risposta da un «la prego», «cortesemente». A Napoli lo chiamano tutti “il gentiluomo”. Un tipo discreto, sobrio, con amicizie trasversali, da Confindustria – negli anni 90 è stato nel comitato scientifico dell'associazione degli industriali e nel comitato giuridico di Federmeccanica - al sindacato, all'interno del quale intrattiene rapporti di amichevole collaborazione soprattutto con Giovanni Sgambati, capo della Uilm campana e, si dice, possibile futuro segretario della Uil regionale. Fino ad arrivare al Partito Democratico.
In cattedra alla scuola di Veltroni

Operai davanti ai cancelli di Mirafiori (foto Ansa)

Tamajo infatti è da sempre un progressista, come lui stesso si definisce, vicino al centrosinistra, in particolare ai veltroniani. Non ha mai avuto la tessera di partito, «nessuna tessera di partito», ma è uno dei tre giuslavoristi, insieme con Pietro Ichino e Tiziano Treu, che hanno indicato al Pd la strada da seguire per riformare il diritto del lavoro in Italia, introducendo elementi di flessibilità ma anche nuove tutele per i lavoratori.
L'avvocato ha anche aderito alla scuola di politica presieduta da Walter Veltroni, Democratica, per la quale, il 5 novembre 2010 ha tenuto un seminario insieme con Cesare Damiano, Chiara Saraceno, Tito Boeri, Marianna Madia. Tema: politiche per il lavoro e un nuovo modello di Welfare.
PER UNA POLITICA RIFORMISTA. L'avvocato che fu anche amico e maestro di Massimo D'Antona, il giurista assassinato dalle Nuove Brigate Rosse il 20 maggio 1999, è convinto che una politica davvero riformista non possa rinchiudersi «in immobili difese del passato, ma che debba affrontare senza vischiosità ideologiche l’aggiornamento del tessuto normativo, reso necessario dai complessi mutamenti dell’organizzazione della produzione e del lavoro nell’impresa post-taylorista».
Quel sì ai referendum di Pomigliano e Mirafiori, con il rilancio dei salari legato alla produttività, espresso da una buona parte del Pd, in particolare da Veltroni, è, secondo Tamajo, una posizione «responsabile, di grande realismo».
«La vera sfida non è sul costo del lavoro»

Operai davanti ai cancelli di Mirafiori (foto Ansa)

Ordinario di diritto del Lavoro all'università di Napoli, il professore è stato uno dei primi in Italia a occuparsi di riforme del lavoro, prendendo parte come consulente a numerose commissioni ministeriali, tra le quali quella del Ministero del lavoro per la riforma dello Statuto dei lavoratori nel 1989 e quella per la revisione dell’Accordo del 23 luglio 1993, nel 1998.
La vera sfida della Fiat, dice oggi, non «è sulla riduzione del costo del lavoro, che sarebbe comunque perdente sul piano della competizione globale, ma sull'efficacia dei contratti aziendali e sulla garanzia di una regolarità produttiva che può essere assicurata solo attraverso nuove regole democratiche». Il vero problema, cioè, è la «saturazione» degli impianti, la necessità di farli produrre agli stessi livelli degli altri paesi europei, e per far questo «non è possibile che ci sia potere di veto da parte di un sindacato, le decisioni non possono essere prese all'unanimità».
FIAT NON VÍOLA I DIRITTI COSTITUZIONALI. Tamajo è consapevole che in questo processo di ottimizzazione produttiva «il rischio di una erosione dei diritti dei lavoratori c'è», anche se, precisa più volte, «nella vicenda Fiat nessun diritto legale è stato toccato, ci sono solo modifiche rispetto al contratto nazionale». Chi parla di violazioni di «diritti costituzionali» dice una falsità. «C'è un ispessimento della prestazione lavorativa, questo si, ma nessuna incostituzionalità».
Mare e sindacato le sue passioni

All'università Federico II di Napoli capita spesso che qualche studente di giurisprudenza risponda così alle domande sull'avvocato: «Ma chi? Quello fissato con il sindacato?». In effetti nel programma di studio destinato ai suoi allievi, il professore non manca certo di attenzione alla storia del lavoro e delle organizzazioni sindacali in Italia nel corso del Novecento.
Una passione che Tamajo ha sempre alternato a quella per il mare, con le frequenti incursioni a Capri, sua isola d'elezione, e gli altrettanto frequenti incontri con un manager svedese, il cui nome è coperto da strettissimo riserbo, con il quale, dice chi lo conosce bene, ama confrontarsi su lavoro e riforme, welfare, relazioni industriali.
L'APPOGGIO A MARCO ROSSI DORIA. Considerato uno dei massimi referenti legali del sistema d'impresa italiano, Tamajo è affascinato anche da un certo impegno sociale e civile. Nel 2006, Marco Rossi Doria, professore di strada con un passato radicale mitigato dall'abbraccio con il riformismo liberale, si candidò a sindaco di Napoli, come indipendente di sinistra. Tra i firmatari dell'appello a sostegno di Doria c'erano molti esponenti dell'establishment napoletano, comprese molte anime della confindustria partenopea. Tra loro, anche Raffele De Luca Tamajo.


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