lundi, janvier 10, 2011

Battisti sarà pure libero ma la sinistra non si libererà mai dei vizi del passato

Battisti sarà pure libero ma la sinistra non si libererà mai dei vizi del passato | l'Occidentale


di Daniela Coli    loccidentale.it          9 Gennaio 2011

Ha ragione Galli della Loggia a dire che il caso Battisti non è una congiura di Francia e Brasile contro l’Italia, in quanto in politica estera ogni Stato si avvale per i propri interessi delle debolezze degli altri e se l’Italia degli anni ’70 è stata assimilata al Cile di Pinochet è perché allora la cultura di sinistra rifiutò perfino di ammettere l’esistenza delle brigate rosse e quella stessa cultura oggi diffonde l’immagine dell’Italia del Caimano, del sultano, del nuovo Duce, a cui un popolo bue dà il voto.

Galli della Loggia deplora il governo per non avere foraggiato sufficientemente i nostri Istituti di cultura all’estero, ma anche se lo avesse fatto e se anche avesse messo su un’operazione come quella annuale dell’istituto Grenoble sul cinema francese, siamo sicuri che sarebbe cambiata l’immagine dell’Italia negli anni di piombo? Esiste un film italiano sugli anni ’70 e oltre di cui sia protagonista una delle tante vittime del terrorismo o anche più semplicemente di uno di tanti poliziotti falciati dal piombo brigatista?

Dalla Meglio gioventù, a Buongiorno notte, al Grande Sogno di Placido a Prima Linea, tutti girati dopo l’89, i terroristi sono sempre compagni che sbagliano con le migliori intenzioni e vengono recuperati con affetto dalla grande famiglia della sinistra. Nella Meglio gioventù, l’unico non di sinistra, è il fratello poliziotto che si uccide per disperazione, ma questo personaggio non viene approfondito e lasciato sullo sfondo.

Quanto al dato permanente dell’Italia come paese del cattolicesimo oscurantista, arretrata, mafiosa, corrotta, antimoderna, è stato alimentato per più di mezzo secolo dalla cultura di sinistra, una cultura che come ha scritto Giuseppe Bedeschi sul Corriere del 6 gennaio, non è riuscita a elaborare una cultura all’altezza della società industriale moderna e, aggiungiamo, ha egemonizzato tutta l’attività intellettuale e artistica del nostro paese.

Smettiamo quindi di prendercela con la sinistra francese, la gauche fiancheggiatrice di Battisti conta quanto il due di picche in Francia: le prossime presidenziali saranno quasi certamente una battaglia tutta interna alla destra tra Sarkozy e Marie Le Pen, figlia di Jean Marie, il negatore della Shoah, che nel 2002 corse con Chirac per la presidenza. Sergio Luzzatto, contrario a qualsiasi conciliazione tra figli di resistenti e di repubblichini, vede di buon occhio Marine Le Pen e ha scritto sul Sole di considerarla la leader del futuro, col “ fascino discreto della donna della porta accanto”. Lo storico, per il quale Padre Pio è il “simbolo di un paese sospeso tra arcaismo e modernità”, ha un debole per Marine Le Pen, una vera donna, la “donna di destra pure tosta”, l’ultima eroina dell’infinito romanzo della rivoluzione francese. Luzzatto con la sua modernità, che non va oltre il mito della riforma e della rivoluzione francese, e la strategia della doppia morale riguardo alla storia del ‘900 rivela anche una limitata onestà intellettuale.

La disinvoltura con cui Luzzatto presenta Marine Le Pen come il nuovo modello della destra francese, mentre fa fuoco e fiamme all’idea di qualsiasi riconciliazione in Italia, si avvale della debolezza della nostra cultura politica, che non ha mai sollevato il problema Mitterand. Presidente dal 1981 al 1995, funzionario di Vichy, resistente dal ’43, nel 1992 Mitterand depose una corona di fiori sulla tomba di Pétain, condannato a morte e graziato da De Gaulle. Dopo l’89, chi voleva una riconciliazione in Italia aveva un formidabile argomento: sarebbe bastato ricordare la corona di fiori di Mitterand sulla tomba di Pétain e incalzare la doppia morale di chi usa due metri diversi per la storia del ‘900. Mitterand è stato l’ex funzionario di Vichy monarca della republique che ha ospitato i terroristi rossi, il socialista nemico dei comunisti francesi e amico di quelli italiani. La sua città in Italia era Cortona, con cui nel 1962 gemellò Chateau-Chinon, di cui era diventato sindaco. Una lunga amicizia, celebrata ancora nel 2007 con un libro su Mitterand, “partigiano d’Europa”, con l’autorevole testimonianza di Giorgio Napolitano.

Dopo l’89 nessuno all’estero avrebbe impedito a un presidente italiano di fare un gesto significativo per l’Italia come quello di Mitterand nel 1992 e non c’è stato, perché a nessun uomo della sinistra italiana, neppure a moderati come Napolitano e Veltroni, verrebbe mai in mente di farlo. La sinistra è rimasta prigioniera dopo l’89 del fantasma della presa del Palazzo d’Inverno, con i suoi intellettuali, accademici, giornalisti, attori, che recitano secondo le esigenze del momento la parte dei “vinti”, della grande élite sconfitta dal popolaccio, dei paladini della ragione pura contro le fantomatiche divisioni del papa e applicano a Berlusconi e ai suoi ministri tecniche simili a quelle con cui hanno delegittimato e ridicolizzato per mezzo secolo la Dc e i suoi alleati.

Basta dare un’occhiata ai giornali degli ultimi giorni del 2010 per averne un’idea. Il 24 dicembre Piergiorgio Odifreddi ha annunciato nel blog su Repubblica che Natale è stato inventato per spodestare il culto del Sole, introdotto a Roma da Eliogabalo e legittimato da Aureliano nel 270. Attingendo al Mosé egizio di Freud, dove secondo la logica di Totem e tabù il padre della psicoanalisi ipotizza Mosé ucciso dal suo popolo, Oddifreddi ha concluso che Aton, divinità solare della mitologia egizia, ha ispirato Jahvé a Mosé, ebraismo e cristianesimo sarebbe superati, e dunque – alla faccia del principio di realtà – il 25 dicembre non è Natale, ma la festa del Sole Invitto. Lo stesso giorno, per la prima volta nella storia la Bbc ha trasmesso in esclusiva per il Regno Unito il messaggio augurale di papa Ratzinger. Nell’iniziativa della Bbc vi sono ragioni pratiche. Il Regno Unito è colpito da una dura crisi economica, si prevedono tagli al welfare, licenziamenti e la patria della riforma riscopre il valore della rete protettiva della famiglia e delle istituzioni assistenziali cattoliche: una Caritas con un pasto caldo per l’esercito di nuovi poveri è un sogno nella Big Society di Cameron.

Il 27 dicembre sul Corriere, Tullio Gregory ha ripetuto che da noi tutto è privo di stile perché siamo “il paese della Controriforma”. Come è noto, la riforma in Inghilterra non nacque da esigenze etiche, ma politiche e istituzionali. Il 28 dicembre su La Stampa Gian Enrico Rusconi ha denunciato la lobby cattolica che difende la vita, la famiglia e il crocifisso nelle scuole, dichiarando che “i professionisti della religione” sono de-teologizzati, non preparati per affrontare i problemi come il matrimonio gay e la genitorialità non biologica: in sostanza, urgono nuovi corsi di laurea e posti per “professionisti laici” di tali complesse tematiche.

In realtà, il problema non è solo l’arroccarsi della sinistra su pelose istanze etiche, ma le gravi carenze di una cultura egemone incapace di affrontare il problema dello sviluppo industriale italiano nel secondo ‘900, che ha avuto conseguenze politiche come il terrorismo della prima repubblica. Purtroppo neppure per le feste i vari Odifreddi, Rusconi & C. sono riusciti ad accettare l’esistenza del calendario e a dare una sbirciatina al mondo fuori dal loro ombelico. E questo è il problema da affrontare.


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