lundi, janvier 17, 2011

È ora di finirla con western e Corazzate Potemkin

È ora di finirla con western e Corazzate Potemkin - PRIMO PIANO - Italiaoggi
La magistratura militante (e amici) non può tenere politici e istituzioni con le mani alzate

È ora di finirla con western e Corazzate Potemkin

Saranno i giudici a giudicare se gli impegni del Cav sono meno importanti dei loro impegni

di Diego Gabutti   italiaoggi.it     20110115

Saranno i giudici a decidere se il Cavaliere (oppure un suo ministro, o qualche altro presidente del consiglio) può o non può invocare il legittimo impedimento per evitare le aule di tribunale dove vogliono cucinarlo a fuoco lento_ pardon, processarlo. Non era questo, naturalmente, che Silvio Berlusconi si proponeva d'ottenere con la legge che la Consulta gli ha smontato come un giocattolo. Si proponeva, anzi, l'esatto contrario: il potere giudiziario (che scopre d'avere fretta di celebrare i processi soltanto quando coinvolgono i politici, in particolare quelli di centrodestra, berlusconiani in testa) s'adatta ai tempi del potere politico, democraticamente eletto, e non il contrario. Si ammette che il presidente del consiglio e i suoi ministri possano avere altro da fare, il giorno x o y, che presentarsi in tribunale. Ma si nega loro il diritto di ricorrere al legittimo impedimento quando lo ritengono opportuno. Già c'è qualcosa di grottesco (e di pericoloso) nell'idea demagogica che, visto che siamo tutti eguali di fronte alla legge, la magistratura può mettere sotto accusa chiunque in qualsiasi momento, comprese le più alte cariche dello stato, che possono essere chiamate a presentarsi in tribunale anche quando sono impegnate in affari di governo (consigli dei ministri, incontri internazionali eccetera). Ma è ancora più insensato che un qualsiasi giudice possa stabilire che gl'impegni (ufficiali o meno) del capo del governo o d'un ministro sono meno importanti del suo calendario giudiziario. È assurdo, infine, che non ci siano regole: decide il giudice se l'impedimento c'è o non c'è, e a quanto pare è una decisione insindacabile, orwelliana. Non c'è niente di strano, obiettano i fan della Corte costituzionale. Se non decide il giudice, decide il capo del governo, decide cioè il Cavaliere, e la cosa è comica è inammissibile, come le ordinanze patafisiche d'Ubu Re. Alla larga da Ubu Re. Meglio la giustizia patafisica d'Ubu Magistrato. E Ubu Magistrato è dell'idea che sia «inaccettabile» (e persino «anticostituzionale») lasciare che a decidere le priorità sia il governo eletto. Anche se decidere, e promulgare leggi per dare forma a queste decisioni, è naturalmente il compito degli esecutivi e dei politici eletti. È per questo, nella speranza che prima o poi si decidano a decidere qualcosa, che paghiamo a costoro uno stipendio da nababbi. Giustissimo, obiettano sempre i tifosi della Consulta. Tuttavia ai politici non è consentito votare leggi anticostituzionali (qualcuno direbbe che non gli è consentito prendere decisioni politiche che hanno l'odore sbagliato). Incostituzionale, però, non è il principio in sé dell'impedimento legittimo, che la Corte costituzionale ha infatti riconosciuto e ammesso. Incostituzionale, nel tribunale d'Ubu Magistrato, è soltanto che sia il governo eletto a decidere. Costituzionalissimo, infatti, è che a decidere siano i giudici, il Gran Collegio Patafisico, la magistratura. Dunque prepariamoci al peggio. Indagato da ieri, così si legge in una notizia d'agenzia, per «prostituzione minorile» in relazione all'arcinoto caso Ruby, il Cavaliere dovrà presentarsi in tribunale, magari nel corso d'un summit planetario, anche per rispondere di quest'accusa particolarmente ridicola e infamante. Che non si tratti d'una decisione oggettiva, matematica, come fingono di credere alcuni commentatori, lo dimostrano le voci che circolano da giovedì sera. Si dice, per esempio, che il legittimo impedimento non è stato bocciato in toto, come avrebbe voluto la maggioranza della Consulta, ma che si è preferito un compromesso che ne ha almeno salvaguardato il principio, soltanto perché uno dei giudici costituzionali avrebbe minacciato di denunciare pubblicamente l'impronta politica, «de sinistra», antiberlusconiana, di un'eventuale bocciatura complessiva della legge. Che dire? Sono ormai vent'anni che la magistratura politicizzata, e la Corte costituzionale, a sua volta politicamente orientata, per non parlare dell'informazione militante, tengono i politici e le istituzioni con le mani alzate, sotto tiro. Non se ne può più. Basta con i western e le Corazzate Potemkin. È tempo di cambiare film.


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