mercredi, décembre 01, 2010

Prodi e Fassino a fianco di Turchia e Islam

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Prodi e Fassino a fianco di Turchia e Islam

L'ex premier citato in un cablo diplomatico da Ankara. Le opinioni dell'esponente Pd in un briefing in ambasciata.

di Maurizio Piccirilli   iltempo.it    20101130
 «10Rome87». «Confidential». Dispaccio dall'ambasciata di Roma. Il report affronta molti argomenti: dalle questioni economiche alla posizione del centrosinistra sulle questioni internazionali. E spunta il nome di Piero Fassino e le sue opinioni in politica estera riferite in un briefing con lo staff dell'ambasciata. Il cablogramma è del 22 gennaio di quest'anno. L'esponente del Pd appoggia l'iniziativa di Obama di aprire al mondo islamico ma è preoccupato dello stallo nei negoziati per il Medio Oriente e la «nuova ondata di terrore» in Afghanistan. Il responsabile della politica estera del partito di Bersani dichiara che «il Pd appoggia il governo sul rafforzamento del dispositivo militare» in Afghanistan, ma ha sottolineato, si legge nel cablo, che è necessario un uguale rafforzamento delle istituzioni civili e dello sviluppo economico del Paese. Ci sono tutti. Senza esclusione. E senza partigianeria. I funzionari delle ambasciate lavorano così. Raccolgono più informazioni possibili. Spunta un Prodi presidente della Commissione europea da un cablo «confidential» della sede diplomatica di Ankara. Inviato al dipartimento di Stato il 20 gennaio 2004 alle 12,12, il report che si dilunga sulle trattative per l'ingresso della Turchia nell'Ue, sottolinea come il premier Erdogan, prima del suo viaggio a Washington, sia rimasto soddisfatto dall'incontro con Romano Prodi e con il tedesco Fisher. L'ex presidente del Consiglio veniva citato ampiamente nei logs segreti diffusi da Wikileaks sulla guerra in Iraq e Afghanistan. Si parlava delle difficoltà di Prodi sulle questioni che riguardavano l'invio di truppe a Kabul – «non di deve dare pubblicità» - e le trattative per liberare gli ostaggi. Dopo le prime rivelazione si è scatenata la caccia a nuovi files. Wikileaks ha incassato il +112% di contatti unici come si evince dai dati forniti da Alexa.com, azienda Usa sussidiaria di Amazon specializzata nel monitoraggio del traffico su internet. Il sito ha fatto registrare, negli ultimi sette giorni, un boom pari al +335% che ha invertito la parabola discendente seguita alla pubblicazione dei file sull'Iraq. Interessante anche l'identikit di navigatori: la gran parte proviene dall'Europa, con Svezia, Italia, Olanda ai primi tre posti, mentre il Pakistan e il primo dei non-Ue al sesto posto. Internauti a bocca asciutta visto che Wikileaks non pubblica nulla sul suo sito senza un previo accordo con i cinque giornali partner dell'impresa (New York Times, Der Spiegel, The Guardian, El Pais e Le Monde). Giornali che hanno mobilitato oltre 120 giornalisti per analizzare i dati ottenuti da Assange. Per questo motivo, probabilmente, sul sito attualmente sono consultabili solo 243 documenti su oltre 250.000. Secondo Le Monde per ottenere le informazioni da Assange i giornali partner non hanno pagato nulla: il sito ha fornito tutte «le informazioni gratuitamente».

La pubblicazione dei cablogrammi di Wikileaks andrà avanti per diversi giorni e progressivamente vista l'enorme mole di informazioni. Nel nostro Paese hanno fatto scalpore i giudizi taglienti su Berlusconi usati dall'opposizione per scatenare la bagarre. Tutto quanto fa brodo, in mancanza di idee, per attaccare il premier. Così si assiste al festival dell'ignoranza chiamando in causa i nostri servizi segreti ed enfatizzando informazioni ben note. Massimo D'Alema, con senso della realpolitik, ieri ha sottolineato: «Ciò che è trapelato sul presidente del consiglio, Silvio Berlusconi si sapeva già». Dal punto di vista della sua opinione sul premier, ha aggiunto, il dossier «non toglie né aggiunge alcunché». Veltroni, dimentico del passato comunista e della Grande Madre Russia si straccia le vesti. «Eravamo un paese che aveva un legame con l'Europa e gli Stati Uniti, oggi siamo un paese che ha un legame con Putin e con Gheddafi. Penso che siamo su una strada sbagliata - ha sottolineato l'ex segretario del Pd - e che di questa strada il presidente del Consiglio porti una grandissima responsabilità». Poi ricordandosi che la vera vittima è il suo «idolo» Obama ricorda come «queste rivelazioni sono molto pericolose per gli equilibri mondiali e sembrano colpire solo una direzione, gli Stati Uniti di Obama». Ma ieri si è registrato un violento scambio di battute tra Mantovano e il Pd. Il sottosegretario all'Interno, riferendosi alle dichiarazioni di Bersani sulla vicenda Wikileaks ha sostenuto: «Perché non ci siano equivoci: con la posizione assunta su Wikileaks il Pd non si mostra degno di governare l'Italia. Seguendo la logica di Bersani e dei suoi, si dovrebbero dimettere, oltre a Berlusconi, gran parte dei governi del globo, a causa dei giudizi e delle valutazioni soggettive, sottolineo soggettive, di funzionari delle ambasciate americane nel mondo».


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