dimanche, décembre 05, 2010

Ciancimino jr al boss: dammi gli assegni

Ciancimino jr al boss: dammi gli assegni - Corriere della Sera


La proposta: la consegna di 100mila euro in contanti contro titoli di credito per 70mila

Ciancimino jr al boss: dammi gli assegni

Il testimone intercettato con un indagato per 'ndrangheta. L'ombra del riciclaggio


di Giovanni Bianconi   corriere.it   20101205



ROMA - Qualche settimana fa è uscito dalla sua casa di Bologna senza gli agenti di scorta che solitamente lo accompagnano in ogni spostamento. Con la sua macchina ha raggiunto Verona ed è entrato nell'ufficio di un signore inquisito per appartenenza all'associazione mafiosa denominata 'ndrangheta, dove la polizia aveva sistemato delle microspie. Ecco perché la voce di Massimo Ciancimino, il figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo divenuto un testimone-chiave nelle inchieste siciliane sulla trattativa tra lo Stato e Cosa nostra dal '92 in poi, è stata registrata mentre discuteva con Girolamo Strangi, considerato collegato alla cosca Piromalli della Piana di Gioia Tauro. «Quando mi senti in televisione tu fottitene», ha detto il giovane Ciancimino a Strangi, prima di aprire il discorso sugli affari che intendeva condurre in porto. Ha parlato di giri di soldi e fatturazioni, poi ha proposto uno scambio all'uomo indagato per 'ndrangheta: la consegna di centomila euro in contanti contro assegni per settantamila euro.

Un affare in apparenza poco conveniente per chi lo suggerisce. Dal quale nasce il sospetto che dietro l'operazione si nasconda una manovra per riciclare il denaro. Nel colloquio Strangi ha accettato la proposta di Ciancimino. Ma come quasi sempre quando il figlio di «don Vito» deve consegnare qualcosa, c'era di mezzo un viaggio in Francia dove Massimo Ciancimino doveva recuperare il denaro da recapitare a Gioia Tauro attraverso un altro personaggio legato a Strangi. Quest'ultimo, Strangi, è ritenuto un personaggio che gestisce gli affari e le questioni economiche della famiglia Piromalli, uno dei più noti e potenti clan della Piana. E quando la Squadra mobile di Reggio Calabria ha captato questa conversazione, la Procura guidata da Giuseppe Pignatone ha avvisato i colleghi interessati alle indagini su Ciancimino: le Procure di Caltanissetta e Palermo, oltre alla Direzione nazionale antimafia.

Sul figlio dell'ex sindaco mafioso che da due anni e mezzo riempie verbali sui rapporti tra mafia e politica dagli anni Settanta fino ai primi Duemila (il padre morì nel 2002) si allunga dunque il sospetto di una possibile «ripulitura» di denaro forse di dubbia provenienza, se l'interessato è diposto a perdere il trenta per cento del suo valore pur di avere degli assegni «puliti». Sul giovane Ciancimino pesa già una condanna per riciclaggio di almeno una parte del patrimonio accumulato dal padre condannato per mafia. E al di là della fondatezza dei sospetti che dovrà chiarire l'inchiesta calabrese, resta il rapporto con un inquisito per 'ndrangheta da parte del testimone che nei suoi ultimi verbali ha tirato in ballo l'ex capo della polizia e attuale responsabile dei servizi segreti (ma soprattutto investigatore di punta al fianco di Giovanni Falcone e poi nell'inchieste che portò alla cattura dei suoi assassini) Gianni De Gennaro.

Ciancimino jr ha detto che era «vicino» al misterioso «signor Franco», mai identificato anello di congiunzione tra Stato e mafia nella presunta trattativa, dopo avere in precedenza confidato a un investigatore che «Franco» e De Gennaro erano la stessa persona. Poi ha precisato che invece c'erano solo dei rapporti tra i due. Ieri ha spiegato che le sue dichiarazioni derivano da ciò che gli confidava Vito Ciancimino, molto risentito nei confronti di Falcone e De Gennaro: «Ai magistrati ho evidenziato che non ho mai condiviso la idee di mio padre su De Gennaro, che ha rappresentato la lotta alla mafia ed è un grande investigatore» Ed ha aggiunto: «Non conosco l'identità del signor Franco, so solo che mio padre lo definiva un ambasciatore che faceva l'intermediario con i poteri forti». Sei mesi fa, quando ancora sfogliava album di fotografie davanti ai magistrati in cerca del volto che lui stesso ha ammesso di aver incontrato più volte fino al 2002, aveva detto: «Io so chi è il signor Franco, l'uomo dei Servizi sempre vicino a mio padre, ma è rischioso raccontare cose di cui non si hanno supporti cartacei».

Giovanni Bianconi


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