samedi, décembre 25, 2010

Ma gli universitari di Napolitano erano fuori corso

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Ma gli universitari di Napolitano erano fuori corso

L'identikit dei giovani della delegazione che è stata accolta al Quirinale: più politicanti che studenti

di Pierre de Nolac   italiaoggi.it   20101225

Lo scomparso Tommaso Padoa Schioppa li avrebbe definiti bamboccioni. Sì, perché gli studenti che sono entrati nel palazzo del Quirinale per esporre al capo dello Stato Giorgio Napolitano le loro critiche al testo del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini erano tutti fuori corso, dal primo all'ultimo.

La scheda che è stata diffusa, relativa ai dodici giovani, rivela che gli studenti in lotta, «ognuno rappresentativo di un'anima del movimento», avevano passato da un pezzo l'età di un universitario normale. Il fiorentino iscritto a Scienze politiche ha 27 anni, il romano aspirante ingegnere 28, il futuribile filosofo capitolino 27, quello che vuole diventare economista 26 e così via. Davvero un bel panorama, quello fornito dalle carte d'identità di chi ha varcato la soglia quirinalizia, e che spiega perfettamente l'impegno profuso da questi ormai ex giovani più nella politica che nello studio delle materie d'esame. Il dato dell'età non deve essere sottovalutato: indica che il cosiddetto movimento è nelle mani di gente che ha poco interesse a laurearsi, perché coltiva ambizioni politiche. Sobillando i veri giovani, quelli che vengono trascinati nelle piazze delle città a disturbare chi lavora e non può usare i mezzi pubblici per recarsi negli uffici e nelle fabbriche: una lotta di classe al contrario, dato che le manifestazioni pseudostudentesche hanno rotto le scatole a chi deve conquistarsi ogni giorno il salario, mentre i protagonisti che guidano i cortei devono evidentemente avere alle spalle delle famiglie che li mantengono adeguatamente, visto che i rampolli non si affrettano a concludere gli studi universitari per mettere insieme il pranzo con la cena. Anche perché chi vuole esaurire nel minor tempo possibile il periodo da passare nelle aule degli atenei non si mette certo a bighellonare tra assemblee noiosissime, veri e propri riti di stampo sessantottino evidentemente ereditati dai genitori, dove ancora si fuma. Personaggi che senza dubbio sognano le rivolte fatte dai loro genitori, sperando nel cosiddetto «diciotto politico» che permetteva anche agli asini di uscire dall'ateneo con un foglio di carta che decretava la creazione di un laureato (con le ben note conseguenze qualitative sulla società italiana). Ai giovanissimi che più per moda che per convinzione partecipano ai cortei qualcuno dovrà dire che si lasciano turlupinare da vecchi fuori corso che con l'università non hanno nulla a che fare: rappresentanti di facoltà dovrebbero essere solamente i giovani che sfoderano un libretto studentesco in regola con gli esami. Chi ha «sforato» e di molto il normale ciclo poliennale non dovrebbe aver diritto a parlare a nome degli studenti: in una fabbrica, ai tavoli delle trattative sindacali dei lavoratori non si presentano mica i pensionati, ma coloro che sono occupati e in età lavorativa. E chi è fuori corso non dovrebbe nemmeno essere accolto sul Colle, a braccia aperte. È un fatto che sono in molti quelli che nel Pdl vorrebbero dare questo consiglio al premier Silvio Berlusconi: «Inviti a palazzo Chigi i giovani studenti che non hanno potuto seguire le lezioni in questi giorni, quelli che hanno subito sulla loro pelle l'occupazione delle aule, senza poter nemmeno dare gli esami per l'annullamento degli appelli per colpa del collaborazionismo di troppi docenti che marciano a braccetto con i fuori corso». Anche perché gli studenti che sono stati «mobbizzati» per le idee politiche definite dai loro colleghi come reazionarie sono tantissimi, e il can can mediatico si occupa solo di chi protesta, incendia automezzi e spacca le vetrine dei negozi. Per chi è chino sui libri, anche di notte, per conquistare un titolo di studio seguendo un percorso lineare e non fa parte delle cricche dei movimenti, la vita è e sarà sempre durissima. Altro che i capetti dei movimenti, che invece hanno sempre pronte le vacanze in qualche meta esotica o sulle piste da sci di località alla moda, bamboccioni ospitati come trofei da esibire nei salotti della caviar gauche, in mezzo a vecchie signore estasiate dai barbuti virgulti rivoluzionari, portati a degustare salmone e champagne_


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