samedi, décembre 11, 2010

Così la bolla finanziaria nasce nel nostro cervello. Ecco i nuovi segreti della neuroeconomia


Così la bolla finanziaria nasce nel nostro cervello. Ecco i nuovi segreti della neuroeconomia

di Vittorio Carlini ilsole24ore.com 20101211

A metà del 1600 la borghesia olandese faceva a gara nel comprare bulbi di tulipano. Poco più di quattro secoli dopo la corsa era sui titoli internet. Due, tra le tante bolle speculative, catalogate alla voce: incidenti di percorso nel razionale mondo finanziario. La realtà, però, è ben diversa. Le bolle, infatti, possono nascere e scoppiare grazie a precise attività del nostro cervello. Un pool di scienziati dell’università Vita-Salute del San Raffele di Milano, tra cui Nicola Canessa e Matteo Motterlini, ha individuato, a livello neurobiologico, i meccanismi con cui le emozioni di una persona, causate dal risultato di una sua scelta, influenzano chi lo osserva: in particolare le sue decisioni successive.

Il modello di apprendimento
«Si tratta di un modello di apprendimento – dice Motterlini- in grado di spiegare anche le bolle finanziarie». In che modo? «Pensiamo, per esempio, ad un soggetto che investe in Borsa e perde i suoi denari. La conseguenza è che proverà un’emozione: il rimpianto per la scelta sbagliata. Ebbene, grazie all’uso della risonanza magnetica funzionale, si è visto che nel cervello di chi osserva la persona che ha perso si attivano dei meccanismi cosiddetti specchio». Cioè delle aree cerebrali «con cui comprendiamo» e interpretiamo il sentimento negativo.

Il dispiacere degli altri diventa il mio dispiacere
«Il fenomeno – precisa Motterlini – era già noto. Il nostro passo avanti è l’aver scoperto che le zone attivate, quando vedo l’altra persona provare rimpianto, sono in gran parte le stesse di quando il rimpianto lo provo io stesso». Come a dire, insomma, che il dispiacere da me osservato « diventa » il mio rimpianto. Ed è grazie a questo meccanismo che nasce l’effetto gregge. «Vedere le decisioni altrui -specifica Motterlini- influenza la mia scelta, il mio prossimo investimento. Se osservo la frustrazione della perdita ridurrò, e di molto, la mia propensione al rischio». Al contrario, se il mio cervello vede il sollievo della vincita crescerà la voglia di rischiare. «I mercati salgono e compriamo perché non possiamo rimpiangere di esserne stati fuori. La bolla scoppia e corriamo a vendere, perché non possiamo rimpiangere di essere rimastati dentro».

Le donne apprendono meglio degli uomini il rimpianto
Un attività razionale? «Non sempre – risponde Motterlini -. In particolare nella fase del rimpianto per la possibile perdita, abbiamo a che fare con azioni emotive. Basta pensare che, quando proviamo il dispiacere legato all’investimento, vengono interessate alcune aree cerebrali che sono le stesse in grado di intercettare il dolore fisico». Una situazione, peraltro, in cui salta fuori una differenza tra uomo e donna: «In queste ultime – conclude Motterlini- il rimpianto altrui « risuona » più forte. In maniera proporzionale alla loro empatia, le donne apprendono socialmente meglio degli uomini, soprattutto quando si tratta di rischiare di meno».

Poco razionali
Già rischiare di più o rischiare di meno. Una propensione che, come visto, non è strettamente razionale. I sostenitori della teoria dell’homo oeconomicus vorrebbero il cervello capace di massimizzare informazioni e investimenti. La realtà, come detto, non è così. Si può in tal senso ricordare il famoso gioco dell’ultimatum.

A un soggetto A vengono dati 10 euro, con una condizione: manterrà i soldi solo se darà una parte di essi ad un altro soggetto B. La teoria della massimizzazione dei profitto vorrebbe che: A offre un euro a B (riesce così a mantenere più soldi possibili) e B accetta l’offerta, in quanto un euro è sempre « razionalmente » meglio di niente. Si è dimostrato invece che A, già in partenza, offre spesso più denari a B; mentre quest’ultimo, spesso, non accetta solo un euro. Utilizzando sempre la risonanza magnetica funzionale, come nell’esperimento del San Raffaele, è stato rilevato che il soggetto B, quando rifiuta l’offerta di un euro, attiva delle aree del cervello che fanno parte dell’Insula, cioè un’area « ancestrale » che ben possiamo definire emotiva. Insomma, quando ci sono di mezzo denari ed investimenti non è solo razionalità. E di questo si dovrebbe tenere conto nei modelli economici e finanziari.


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