lundi, décembre 06, 2010

Appoggiando il terzo polo il Pd sega il ramo su cui siede

Appoggiando il terzo polo il Pd sega il ramo su cui siede - I COMMENTI - Italiaoggi
Appoggiando il terzo polo il Pd sega il ramo su cui siede

di Sergio Soave   italiaoggi.it     20101206
L'area «di responsabilità» costituita da tre partiti leaderistici, cioè dai seguaci di Pierferdinando Casini, di Gianfranco Fini e di Francesco Rutelli, ha messo in campo una tattica assai insidiosa, ma costruita su una ipotesi strategica che appare piuttosto fragile. L'idea è quella di utilizzare l'appoggio parlamentare, peraltro obbligato, del centrosinistra nel voto di sfiducia al governo, per imporre al centrodestra maggiore di accettare le condizioni di quella specie di centrodestra «minore» capeggiato dai tre leader. Se invece Silvio Berlusconi dovesse resistere con l'appoggio confermato di Umberto Bossi e puntare alle elezioni anticipate, si cercherebbe di costituire un governo «tecnico», cioè ribaltonista, per evitare il voto e cambiare la legge elettorale in modo punitivo nei confronti del centrodestra maggiore. La strategia, nel complesso, prevede che il Pd accetti un ruolo sostanzialmente subalterno, quello di fornitore di forze parlamentari per dirimere una disfida interna a due diverse interpretazioni del centrodestra entrate in collisione. Le condizioni interne del maggiore partito di opposizione possono far ritenere che questa strategia potrebbe avere successo, ma il prezzo che ne dovrebbe pagare è salato. La ripresa elettorale attribuita dai sondaggi all'estrema sinistra di Nichi Vendola pone un problema complesso a Pierluigi Bersani. Se punterà ad aggregarlo, rischia di perdere l'area moderata degli ex popolari. Infilarsi nell'operazione ribaltonista, peraltro, sottolineando la subalternità del Pd a frazioni moderate o di destra, renderebbe ancora più forte la concorrenza di Vendola, che grazie all'esclusione del suo partito dal Parlamento può sparare dall'esterno senza assumersi responsabilità. D'altra parte la ragione sociale del Pd è l'alternativa al polo berlusconiano: se questa polarizzazione cade, deperiscono anche le residue ragioni che hanno messo insieme gli eredi della tradizione comunista e di quella democristiana di sinistra. Le tensioni che hanno contrassegnato le primarie milanesi e che sembrano presentarsi anche a Torino, a Bologna, a Napoli, sono l'espressione di una consapevolezza che si allarga nella base organizzata del partito che la politica perseguita dal gruppo dirigente porta in un vicolo cieco. Appoggiando la manovra del cosiddetto terzo polo che punta ad abbattere il bipolarismo, il Pd sega il ramo su cui è seduto, ma ormai non sembra più in grado di riprendere un'iniziativa autonoma. Avendo privilegiato il terreno delle alleanze tattiche, sul quale prosperano di fatto i suoi concorrenti centristi, non è più in grado di difendere l'ispirazione riformista dagli assalti verbosi di una sinistra affabulatoria e retorica.


Aucun commentaire: