vendredi, octobre 01, 2010

Tremonti spiega che l'Italia non teme le nuove regole europee.

Tremonti spiega che l'Italia non teme le nuove regole europee. Alcuni rischi ci sono, ecco quali - Il Sole 24 ORE

ilsole24ore.com  20100930
Tremonti spiega che l'Italia non teme le nuove regole europee. Alcuni rischi ci sono, ecco quali

L'Italia incassa messaggi rassicuranti, sia dalla Commissione europea sia dal presidente dell'Eurogruppo su quella che sarà la sua situazione alla luce della proposta riforma restrittiva della disciplina di bilancio in Europa. «Non vedo l'Italia sulla soglia delle sanzioni», ha affermato Jean-Claude Juncker a margine del vertice informale dell'Eurogruppo a Bruxelles. Presente ai lavori il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, il quale ha subito spiegato che «l'Italia non teme le nuove regole».

«Visto che la crisi - ha affermato Tremonti a margine della riunione dell'Ecofin - è venuta dalla finanza privata, e non da quella pubblica, che è vittima e non carnefice, siamo convinti che per l'Italia un conteggio algebrico tra attivi e passivi ci metta in zona di sicurezza. Dunque, quando ci rivedremo tra tre anni per valutare la situazione del debito, può darsi che non dovremo fare niente». «L'Italia - ha proseguito Tremonti - è un Paese che ha un debito pubblico alto, si sa, ma a fronte di ciò abbiamo anche un enorme attivo e una stabilità finanziaria complessiva.

Abbiamo la casa, banche solide. «E non si può guardare in una tasca e non in un'altra. E se si sommano tutti questi fattori - ha affermato ancora il ministro - fra tre anni magari ci si renderà conto che non c'è bisogno di quella correzione di cui alcuni parlano oggi». Tremonti ha voluto quindi esprimere un ringraziamento al presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker, e al commissario Ue agli Affari economici e monetari, Olli Rehn, «per l'attenzione che viene prestata agli argomenti dell'Italia. Penso che la nostra linea stia passando in Europa - ha concluso Tremonti - e se è così sarà un bene non solo per l'Italia ma per tutti i Paesi».

Il tutto dopo che ieri la Commissione ha avanzato le sue proposte: parametri e sanzioni più duri sui conti, che tra le altre cose mettono in maggior rilevo la questione del debito. L'Europa si era divisa sul nuovo patto di stabilità. Italia e Francia contro le sanzioni automatiche, che invece voleva un gruppo di paesi guidato dalla Germania.

I trattati Ue fissano come soglia massima un debito al 60 per cento del Pil, mentre secondo l'ultimo documento sfornato dal Tesoro (il Dfp ieri) nel 2011 in Italia salirà oltre il 119%. Le nuove regole, se approvate imporranno percorsi di riduzione impegnativi sull'indebitamento-Pil, e il tutto oggi ha innescato diverse domande su quelle che saranno le possibili ripercussioni per l'Italia. Ma risposte rassicuranti sono giunte anche dal commissario agli affari economici, Olli Rehn, che ha elaborato le stesse proposte di riforma: nell'esaminare i debiti dei paesi si terrà conto anche del debito nel settore privato, che in Italia è basso. E in ogni caso, se la penisola inizierà da adesso a ridurre disavanzo e debito, «non dovrà affrontare questi nuovi elementi del patto di stabilità», ha aggiunto Rehn.

La questione dei crescenti e elevati debiti pubblici in Europa resta comunque un tema da affrontare, hanno avvertito sia Rehn che Juncker. Semmai non è un tema solo italiano. «Non c'è un problema particolare dell'Italia», ha proseguito il capo dell'Eurogruppo. Piuttosto «è evidente che il debito pubblico europeo non può seguire il percorso di aumento che ha avuto negli ultimi due anni». Questa dinamica sta finendo per minare le stese fondamenta delle economie europee, gli ha fatto eco Rehn, mettendo a rischio anche il lavoro.

I nuovi parametri europei sulla disciplina di bilancio non saranno retroattivi. Significa, anche per l'Italia, che se verrà avviato un percorso di riduzione di deficit e debito non scatteranno le temute sanzioni. Ma «è essenziale che i paesi riducano effettivamente i livelli di debito pubblico - ha aggiunto il commissario Ue - perché la crisi economica globale li ha fatti aumentare molto». E guardando alle nuove generazioni «i giovani di oggi non hanno alcun interesse a vedere deficit e debiti ai livelli attuali», ha concluso Juncker. E oggi anche il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet ha aggiunto la sua voce ai richiami sulla necessità di ridurre i debiti pubblici.


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