vendredi, octobre 01, 2010

Se il diavolo si nasconde nei dettagli ecco i veri rischi che corre il debito italiano in Europa

Se il diavolo si nasconde nei dettagli ecco i veri rischi che corre il debito italiano in Europa - Il Sole 24 ORE
Se il diavolo si nasconde nei dettagli ecco i veri rischi che corre il debito italiano in Europa
ilsole24ore.com  20100930   di Antonio Pollio Salimbeni*

BRUXELLES. Il governo italiano non teme le nuove regole sul debito pubblico proposte dalla Commissione europea. Il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha anche azzardato una previsione: fra tre anni potremo scoprire che non ci sarà bisogno di fare nulla di nuovo perchè valutare il debito pubblico tenendo conto del livello del debito privato, dell'alto risparmio nazionale, della stabilità finanziaria complessiva del paese «ci mette in sicurezza». Anche il presidente Eurogruppo Jean Claude Juncker ha versato acqua sul fuoco delle preoccupazioni fermando sul nascere polemiche che potrebbero rendere piu' difficile il negoziato appena avviato: «Non vedo l'Italia sulla soglia delle sanzioni».

Alle riunioni informali di Eurogruppo ed Ecofin, cui partecipano ministri e banchieri centrali, a parte i timori per Irlanda e Portogallo, l'attenzione è concentrata sulla stretta della disciplina di bilancio nell'unione monetaria con le nuove regole per il debito pubblico. La procedura europea con le relative sanzioni non scatta solo se viene rispettato il nuovo vincolo di un taglio del debito pubblico che eccede il 60% del pil nella misura del 5% l'anno come media negli ultimi tre anni.

Tale vincolo è una spada di Damocle per i paesi ad alto, altissimo debito come l'Italia (118% del pil): in teoria, per non rischiare procedura e sanzioni quando la regola entrerà in vigore (presumibilmente nel 2014), dovranno cominciare nel 2011 a ridurre debito pubblico. Cioè fra pochi mesi. La sicurezza di Tremonti deriva da un fatto: nella valutazione del debito saranno tenuti in considerazione altri «fattori rilevanti» per la sua sostenibilità e tra questi fattori c'è anche il debito privato. In Italia è basso e se si tiene conto anche dell'alto tasso di risparmio, della tenuta del sistema bancario, della riforma delle pensioni già fatta, le conclusioni sul debito pubblico potrebbero essere diverse da quelle che si immaginano sulla base dei semplici calcoli relativi al solo debito/pil.

In sostanza, l'Italia non teme di essere sottoposta a una procedura Ue e di essere sanzionata in futuro. Questa linea «sta passando», dice Tremonti. L'accordo politico sulla necessità di tenere conto dei «fattori rilevanti» tra cui il debito privato è certamente acquisito (era stato raggiunto in giugno dai capi stato e di governo), via via è stato ribadito e ora è scritto nero su bianco nelle proposte legislative della Commissione europea. Adesso i ministri finanziari ne negozieranno le condizioni tecniche, le modalità concrete.

È una strada ancora in salita. Il diavolo, come sempre, si nasconde nei dettagli e non a caso il commissario Olli Rehn ribadisce che ai fini della procedura europea il debito privato deve essere tenuto in considerazione limitatamente all'impatto sul debito pubblico e non in quanto tale. Si sa che la Germania è su questa linea. È ancora presto per dire quale sarà la conclusione.

Allo stato delle cose è difficile stimare con precisione quanto costerebbe all'Italia il rispetto del vincolo assumendo che fosse applicato senza i benefici di una valutazione più complessiva dello stato finanziario del paese, così come è stato proposto da Bruxelles. Il motivo è semplice: il costo dipende e dipenderà essenzialmente da quanto cresce l'economia (e poi dall'impatto della crescita sul debito e dagli aggiustamenti finanziari). Ma una cosa è acquisita, indicano fonti tecniche europee: per ridurre in quella misura il debito pubblico, i paesi ad alto debito dovrebbero avere un deficit/pil molto più vicino all'1% che al fatidico tetto del 3 per cento. (*corrispondente di Radiocor-Il Sole24 Ore)

30 settembre 2010


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