lundi, octobre 25, 2010

Talk show con il filo spinato

Il Riformista
Talk show con il filo  spinato

di Giampaolo Pansa   ilriformista.it  20101023
Nella foto: Michele Santoro
ultima puntata di “Annozero”, andata in onda giovedì, si è aperta con una gran paraculata o, se preferite, una mignottata superlativa. Michele Santoro ha preso un dirigente della Rai, non della sua rete, bensì della Terza, e l’ha mostrato dietro una barriera di filo spinato. Sì, proprio il filo usato nei campi di concentramento. O nei posti dove vengono fatti transitare i prigionieri, prima d’essere condotti in galera oppure in un lager. Poi Santoro ha cominciato a interrogarlo sulle faccende della Rai e su come procedeva la questione di Roberto Saviano da mandare in onda accoppiato a Fabio Fazio.
Anche il più gnocco fra gli spettatori di “Annozero” ha capito che cosa voleva suggerire il filo spinato. La Rai è diventato un carcere per gli oppositori di Silvio Berlusconi. Le chiavi delle celle le tiene il direttore generale Mauro Masi, uno schiavo del Cavaliere.
Ma è già cominciata la lotta di liberazione. Guidata da Santoro, affiancato da un aiutante, il presidente della Rai, Paolo Garimberti. Presto arriverà un nuovo 25 aprile. Il Caimano verrà appeso al traliccio di un distributore di benzina. E tutti canteranno “Bella Ciao”. Come Santoro ha già fatto una volta in diretta tivù.
Sarà questo il futuro della Rai e dell’Italia? Non lo so, ma è di certo quanto si augura Santoro. Per intuire quanto accadrà, bisogna seguire le mosse di Michele. È lui il leader dei tanti sultani rossi che hanno occupato la televisione pubblica. Sotto lo sguardo indifferente di un centro-destra dove i fessi abbondano. E sotto gli occhi strabici del centro-sinistra dove gli sciocchi sono anche di più e non si accorgono che i sultani gli stanno mangiando la terra sotto i piedi. Tanto da essere diventati ben più potenti della truppa sconnessa e rissosa capeggiata dal trio suicida Bersani, Di Pietro & Vendola.
Santoro ha tutto per essere un vero capo politico. Per cominciare è il più anziano dei sultani: in luglio ha compiuto 59 anni, nel 2011 l’Italia festeggerà a dovere il suo sessantesimo compleanno. Poi è il televisionista rosso di più lunga durata. Sta sugli altari dal 1987, quando ancora esisteva la Prima Repubblica. Il suo successo d’esordio fu “Samarcanda”, seguita da “Il Rosso e il Nero” del 1992, entrambi sulla Rete Tre.
In quel tempo, Michele era alto, magro, astuto e ambiguo quanto occorreva. Un giorno andai a intervistarlo per l’Espresso e mi resi conto che era certo di sinistra, però non dimezzato a favore delle Botteghe oscure. Il partito di Santoro era uno solo: quello di Santoro. Con un timbro anarco-populista, derivato dalla militanza maoista in Servire il Popolo.
Essendo già il capo di un partito personale, si sentì così forte da passare a Mediaset, la corazzata di Berlusconi. Se debbo credere al Catalogo dei viventi di Giorgio Dell’Arti e Massimo Parrini, edito da Marsilio, anche nel fortino del Cavaliere mise in mostra l’abilità nel trattare gli affari. Ottenne un miliardo di lire all’anno e l’assunzione di tutta la sua squadra con compensi al massimo livello. E costruì altro due talk show di successo: “Tempo reale” nel 1994 e “Moby Dick” nel 1996.
Ma al Cavaliere, più furbo di tanti dei suoi dirigenti, Michele non piaceva. In lui fiutava l’avversario e per di più gli stava sui santissimi per l’aria da padrone. Lo liquidò e Santoro divenne il Grande Epurato dell’editto bulgaro di Sofia. Correva il 2004 e a Michele la sinistra offrì una exit strategy di lusso: il 14 giugno lo fece eleggere deputato europeo. Ma il parlamento di Strasburgo era il luogo più noioso del mondo per una star da battaglia come lui. Lo sopportò per meno di due anni. Si dimise e nel 2006, accolto da mamma Rai come il figliol prodigo, diede vita ad “Annozero”.
Sotto la nuova sigla, Santoro inaugurò un’altra stagione personale: il conduttore da guerra. Contro chi? Ma che domanda! Contro Berlusconi, il nemico da sconfiggere, il demonio da scacciare, il caimano da uccidere. Oggi è lui il più mussoliniano fra i sultani rossi da talk show. E infatti ogni giovedì, in prima serata, ci impone di credere, obbedire e combattere contro il Berlusca.
Il pubblico di sinistra lo adora. Michele è la prova vivente che il regime fascista del Cavaliere esiste, come dimostra il filo spinato che ingabbia un burocrate rossiccio della Rai. Ma può essere battuto. Santoro conta più di dieci Garimberti. E più di cento Masi, il direttore dei miei stivali che s’illude di mettere le briglie a Michele. Anche gli altri sultani rossi che dominano sulla Rai sono dei cartavelina. Persino l’accoppiata Fabio Fazio e Roberto Saviano, pur assistita da Michele Serra, la mente più lucida del Gruppo Espresso-Repubblica, sembrerà una squadretta da oratorio rispetto alla potenza di fuoco di “Annozero”.
La forza di Michele è ormai così tanta che anche i sultani minori ne risultano contagiati. La voglia di strafare dilaga ai piani bassi. Lo si è visto venerdì sera nel salottino di Lilli Gruber sulla 7. L’affannata Dietlinge ha battuto se stessa. Convocando ben tre avversari del Berlusca: Miriam Mafai, Claudio Fava e Rocco Buttiglione. In totale, un quartetto in teoria micidiale, senza nessuno a rappresentare le ragioni del Caimano.
Morale della favola? I quattro sono riusciti a litigare fra di loro. E su che cosa? Nientemeno che sui destini delle sinistre italiche. Salvali tu, o super-sultano! Prendi in disparte la povera Gruber. E usa il tuo fascino salernitano per spiegarle come si fa a liberarsi dei vestiti di Armani per indossare la tuta da battaglia partigiana.


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