mercredi, octobre 27, 2010

Le caserme fanno uscire dalla crisi

Le caserme fanno uscire dalla crisi - PRIMO PIANO - Italiaoggi
Boom di partecipanti alle gare del Demanio. E anche le compravendite tra privati vanno bene

Le caserme fanno uscire dalla crisi

Il mattone lancia segnali di ripresa. Anche grazie alle aste

di Sergio Luciano  italiaoggi.it   20101027

Albenga, provincia di Savona, non è Manhattan e la vecchia Caserma Piave non è l'Hotel Waldorf Astoria, di Madison Avenue: eppure a candidarsi per acquistarla sono sfilati più di 20 potenziali acquirenti, al “road show” organizzato qualche giorno fa dall'Agenzia del Demanio e dal Comune di Albenga per presentare l'immobile, mentre altri 20 hanno chiesto la documentazione.

Tra i pretendenti gruppi forti come Banca Carige o Banco di Chiavari ma anche colossi internazionali dell'immobiliare come Reag o Redilco, United Bank of industrial investment o Monte Carlo Estates.

Consapevoli, tutti, che per comprare la Piave non si possono sborsare bruscolini: il prezzo base per l'asta che si concluderà il 30 novembre prossimo è di ben 40 milioni di euro, anche se la successiva valorizzazione residenziale e turistica dell'immobile rappresenterà una svolta urbanistica per l'intera cittadina e potrà costituire una buona occasione di business per l'investitore che prevarrà sugli altri. Ma insomma, la gara si presenta seria e affollata.

Buone notizie un po' ovunque, del resto, per il settore immobiliare, non solo italiano: al di là dei dati statistici, che pure iniziano a diventare rosei, si colgono sprazzi positivi da tante notizie specifiche. Per esempio, a Milano, da Citylife, che ha già venduto sulla carta il 20% dei 400 appartamenti previsti nei palazzi attualmente in costruzione (sui 1250 circa dell'intero complesso). È bastato che nel mondo degli affari si venisse a sapere che l'immobiliare era stata ricapitalizzata dai suoi due soci forti – Generali ed Allianz – tanto da garantire il buon esito del cantiere e quindi la consegna del prevenduto, e le prenotazioni sono rifiorite.

In questo contesto, la massiccia offerta di ex caserme da riconvertire che l'Agenzia del Demanio – guidata da Maurizio Prato – sta preparando per i prossimi mesi, ben 400 caserme in tutta Italia, che verranno messe in vendita a blocchi di 20, dovrebbe e potrebbe incontrare una vivacissima domanda. Non solo ad Albenga, ma in tutta Italia. Come mai? Cos'è cambiato?

Nel bene, è cambiata la percezione di investitori e comuni cittadini sull'andamento della crisi economica: non ancora superata, forse, ma in via di superamento. Nel male, si è diffusa la sensazione, tra gli investitori istituzionali, che in uno scenario di medio termine, diciamo a 5 anni, sarà molto probabile incontrare una fase di inflazione, che è in fondo l'unico fenomeno macroeconomico che i paesi dell'euro potranno lasciar sprigionare per ridurre l'onere del loro debito. E allora, in vista di una ripresa inflattiva, l'investimento a medio lungo termine più sicuro ritorna ad essere il mattone.

Che il vento della ripresa soffi sui mercati immobiliari di tutti i paesi cosiddetti ricchi, per ragioni evidentemente macroeconomiche, lo confermano del resto i dati britannici, dove ad ottobre i prezzi del mattone sono saliti in media del 31,%, ma anche quelli americani, visto che negli Usa a settembre le compravendite di abitazioni sono salite del 10 per cento.

Ma al netto di questi ragionamenti futuribili è rilevante la ripresa delle compravendite tra privati in Italia. L'ultimo rapporto mensile dell'Abi ha rivelato ieri che nello scorso agosto i mutui immobiliari erogati per l'acquisto di abitazioni sono cresciuti del 9% rispetto allo stesso mese dell'anno prima, collocando il nostro mercato ai vertici della graduatoria europea.

E pochi giorni fa l'Agenzia del territorio ha diffuso i dati ufficiali relativi al secondo trimestre del 2010 sulle compravendite di immobili che hanno confermato, seppure in modo attenuato, la ripresa già manifestatasi nel primo trimestre. Il numero di transazioni residenziali censite è risultato in crescita dello 0,8% sul trimestre precedente, quando erano cresciute addirittura del 4,5%. Ancora in difficoltà, invece, il mercato non residenziale (che rappresenta però solo il 20% delle transazioni) in calo generalizzato sia nel settore terziario (-14,1%) che in quello produttivo (-4,2%). Ma questi ribassi sono l'onda lunga della crisi produttiva.


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