vendredi, septembre 24, 2010

V.E. di Savoia assolto Ma nessuno paga mai

V.E. di Savoia assolto Ma nessuno paga mai

  italiaoggi.it   20100924     di Sergio Luciano  

Vittorio Emanuele di Savoia assolto dalle accuse di gioco d'azzardo illecito «perché il fatto non sussiste», nonostante i faldoni di accuse prodotti dal pm John Woodcock; l'inchiesta sulla massoneria, 24 indagati, archiviata dal Gip della stessa Procura di Potenza dove lo stesso pm spadroneggia(va); sbloccati dopo tre anni di sequestro 245 milioni di euro a Impregilo per l'inchiesta sugli inceneritori in Campania; e intanto, il 40% delle imprese italiane è impegnato in contenziosi infiniti nei tribunali civili per recuperare crediti non pagati; e solo il 3% delle denunce penali arriva a sentenza, secondo i dati dello stesso ministero. È un velocissimo album della realtà della malagiustizia italiana che, paradossalmente, non fa notizia. Non fa notizia perché, con un arco di tempo di 10-15 anni tra il momento dell'inchiesta e la sentenza definitiva, il sistema dei media non sa più tener dietro agli sviluppi delle vicende giudiziarie sbattute in prima pagina, e quindi anche gli imputati eccellenti, quando hanno la ventura di essere assolti, non solo fanno fatica a vedersi riconoscere la stessa attenzione ricevuta (subita) quando erano stati inquisiti, ma spesso, dopo tanto tempo, si chiedono se non convenga maggiormente anche a loro giocare sull'oblio anziché comunque ricordare a tutti vicende spesso dimenticate. Che i 7 mila magistrati italiani, nel loro insieme e con tutto il rispetto per quelli che fanno miracoli per arginare lo sfascio, ne siano come categoria responsabili è ovvio. Meno ovvio che mentre in Italia ogni anno si contano 15 mila cause all'anno contro i medici e 30 mila richieste di risarcimento, gli errori dei giudici restino sempre di fatto non solo impuniti ma addirittura non perseguiti né denunciati, per il timore delle parti lese di rappresaglie trasversali. Su tutto, la beffa di un referendum sulla responsabilità civile dei magistrati, votato nell'87 dal 65% degli aventi diritto, con un sì plebiscitario dell'86%. Ma nulla accadde. All'epoca, Silvio Berlusconi era solo un imprenditore, e di darsi alla politica neanche l'immaginava. Poi è sceso in campo e ha messo al centro dei suoi programmi la riforma della giustizia. Sacrosanta, a detta di tutti. Eppure proprio il fatto che Berlusconi, il suo principale promotore, abbia tante partite personali aperte e tanta ruggine con la magistratura, si è trasformato nel miglior argomento per i fautori dello status quo. È il destino beffardo del nostro paese: quando sarebbe necessario voltar pagina, chi si propone di farlo risulta essere anche il personaggio oggettivamente meno credibile come promotore di una riforma imparziale.



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