samedi, septembre 25, 2010

Quel che i giornalisti non scrivono perché corrono come criceti nella ruota

Quel che i giornalisti non scrivono perché corrono come criceti nella ruota


di Marco Valerio Lo Prete   ilfoglio.it   20100925
L'inchiesta della Columbia sui reporter americani
Quel che i giornalisti non scrivono perché corrono come criceti nella ruota
Si raccolgono notizie in tempi sempre più stretti e grazie a reporter sempre meno esperti; notizie controllate da un numero di redattori e correttori sempre più esiguo e con minore esperienza

“Corriamo tutti come forsennati, come dei ratti”. Così un importante giornalista del Wall Street Journal, il quotidiano edito da Rupert Murdoch, descrive i ritmi di una tipica giornata in redazione. E la sua è solo una delle numerose testimonianze raccolte da Dean Starkman per l’ultima inchiesta di copertina della Columbia Journalism Review, intitolata “La ruota del criceto”, ovvero “perché correre il più possibile non ci sta portando da nessuna parte”. Il bimestrale della blasonata Columbia School of Journalism ha dedicato un lungo reportage a un’allarmante tendenza che interesserebbe i media americani, i quali “raccolgono notizie in tempi sempre più stretti e grazie a reporter sempre meno esperti; notizie che prima di essere pubblicate vengono passate con rapidità da un numero di redattori e correttori sempre più esiguo e con minore esperienza”.

A sostegno della tesi, si prenda per esempio la routine di Chuck Todd, capo dei corrispondenti alla Casa Bianca per la rete Nbc: “In una giornata normale registra tra le otto e le sedici interviste per Nbc o Msnbc; conduce il suo nuovo programma, ‘The Daily Rundown’; interviene regolarmente su ‘Today’ e ‘Morning Joe’; scrive tra gli 8 e i 10 interventi quotidiani per Twitter e Facebook; compone tra i tre e i cinque post per il suo blog”. Il tempio del giornalismo (liberal) non si schiera a priori contro la velocità e la rapidità necessarie a confezionare un buon prodotto editoriale: “D’altronde è il motivo per il quale il termine giornalismo inizia per ‘giorn-’”. Né l’inchiesta mette in discussione il totem della produttività dei giornalisti: “Sono anch’io un editor – scrive Starkman – conosco i redattori e il loro bla-bla del tipo: ‘Ho bisogno di più tempo per addentrarmi nella storia’”.

Allora, dov’è il problema? E’ quasi tutto in un grafico il quale dimostra che “la ruota per criceti – nel mondo dei media – esiste veramente”: dieci anni fa la redazione del Wall Street Journal, ammiraglia dell’informazione finanziaria a livello planetario, “produceva” circa 22.000 articoli all’anno; nel 2010 i giornalisti dello stesso quotidiano di storie ne hanno scritte 21.000, ma il conteggio si ferma ai primi sei mesi dell’anno. Altri sei mesi e il risultato del 2000 sarà probabilmente doppiato, senza contare l’aumento esponenziale di contenuti editoriali prodotti esclusivamente per il Web. “Nel frattempo il numero degli autori di queste storie è diminuito” e oltreoceano i giornalisti stanno “facendo di più con meno”. Non vale solo per il Wall Street Journal (tra il 2000 e il 2008 Murdoch avrebbe ridotto lo staff del 13 per cento): mentre il 75 per cento dei direttori giura che negli ultimi tre anni il numero di storie messe in pagina è rimasto stabile o aumentato, contemporaneamente – rivela il Pew Research Center – il numero di giornalisti si è ridotto di un quarto.

“La ‘ruota per criceti’ non è sinonimo di velocità; è movimento per l’amore del movimento. E’ volume senza riflessione. E’ panico da notizia, mancanza di disciplina, incapacità di dire no”. Le ragioni di questa evoluzione sono tante e ancora dibattute: “Un modello al collasso, un nuovo paradigma in arrivo, una cacofonia di nuove voci. E in quest’oscurità s’intravede tra l’altro un modello d’informazione online che equipara il traffico Web ai dollari della pubblicità (anche se in realtà la connessione è meno lineare di quel che si creda)”. Quel che è certo è il risultato: prima il giornalista era “incentivato” a presentare storie il più approfondite possibile, ora l’impulso è a produrre articoli che possano essere aggiornati rapidamente e attrarre clic. Ovviamente, con meno tempo per raccogliere e analizzare le informazioni, tra le fonti giornalistiche diventano determinanti gli addetti alle pubbliche relazioni. Al punto che ormai, quando si contattano le fonti primarie, “tutto viene fatto di fretta. I reporter non vogliono avere una discussione, ma solo una risposta per i loro articoli”, spiega la direttrice della comunicazione della Casa Bianca. Con l’ulteriore conseguenza che spesso la stampa finisce per delegare ad altri soggetti ogni capacità di decidere le priorità dell’informazione. Il risultato non è, banalmente, una riduzione della qualità di quel che troviamo in edicola o sugli smartphone. Piuttosto “la ‘ruota per criceti’ sono tutte le inchieste che non leggerete più – spiegano dalla Columbia – tutto il buon lavoro incompiuto, il servizio pubblico non svolto”.

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