dimanche, septembre 26, 2010

Profumo avrebbe le doti per fare il primo ministro?

Profumo avrebbe le doti per fare il primo ministro?
Profumo avrebbe le doti per fare il primo ministro?
di Pierluigi Magnaschi italiaoggi.it   20100926

Quos Deus vult perdere, prius dementat (Dio fa prima impazzire chi vuol perdere). Questa massima latina si attaglia perfettamente alle proposte che carambolano incessantemente nello psichedelico dibattito politico italiano. Ognuna più demente dell'altra. E tutte, apparentemente, legittimate a essere prese in considerazione. Del resto, quando non ci sono più degli ancoraggi credibili, tutto diventa possibile. Appena l'amministratore delegato di Unicredit, Alessandro Profumo, è stato disarcionato dall'istituto di credito che ha guidato negli ultimi 15 anni, la Repubblica ha lanciato l'idea, peregrina, di candidare questo ingombrante boss bancario alla segreteria del Pd e quindi, attraverso questa, al ruolo di premier della futura coalizione di governo se le elezioni politiche dovessero tenersi anticipatamente e se il centro sinistra dovesse vincere le elezioni. Ipotizzare Profumo alla guida di un governo in Italia, nella permanenza delle regole di governance previste dalla Costituzione in vigore (che il centrosinistra insiste nel considerarla intoccabile come se fosse una reliquia) sarebbe come voler schierare un cavallo belga, da tiro pesante lento, in una corsa da galoppo all'ippodromo delle Capannelle. Non c'entra. Profumo infatti (pur con i suoi molti errori che, alla fine, gli si sono rivoltati contro) ha costruito d'impeto e a tappe forzate l'impero bancario di Unicredit. Il soprannome che gli è stato affibbiato in questi anni (quello di mister Arrogance, il signor Arroganza) non è un epiteto ma una puntuale descrizione che raffigura il suo modo di procedere, alla bulldozer. Profumo, in nome della «costruzione di valore» ha arrotato tutti i dubbiosi, scartato chi faceva riserve sulle sue scelte, divelto chi gli ostacolava il cammino. Aveva una missione: la creazione di valore. In nome di quella, Profumo ha fatto ciò che voleva. Infatti il suo ruolo di Mr Arrogance si è sgonfiato quando il valore creato si è ridotto. La domanda che gli azionisti (sino a poco tempo fa appiattiti dietro Profumo) gli rivolgevano con sempre minore timidezza era: tanta arrogance per così pochi utili? E, a un certo punto, gli azionisti che hanno subito l'arrogance di Profumo gliel'hanno usata contro. Profumo in politica sarebbe come Laocoonte, bloccato da decine di Fini, discusso da decine di Veltroni, braccato da centinaia di pm. Nella politica italiana possono sopravvivere solo gli amebici, gli invertebrati. Un gigante muscoloso, volitivo e autoreferente come Profumo ne uscirebbe polverizzato.


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