mardi, septembre 07, 2010

Se il partito della “cacciata” invocato da Di Pietro si prende le piazze - Schifani contestato a Torino

Se il partito della “cacciata” invocato da Di Pietro si prende le piazze

Schifani contestato a Torino


ilriformista.it    20100907 

Ormai è un movimento. Il cui obiettivo è “cacciare” dalle piazze i nemici politici. Non c'è dunque da minimizzare: contestazione, gazzarra, popolo viola. Di viola questa gente ha solo il livore, che è l'abito mentale necessario delle minoranze violente, le quali da sempre hanno solo un modo di dimostrarsi forti: prendendosi le “piazze”.

I segnali c'erano da tempo. Renato Schifani, seconda carica dello Stato, ha ricevuto a Torino, durante il suo dibattito con Piero Fassino alla Festa del Partito democratico, lo stesso trattamento riservato a Como a Marcello Dell'Utri, condannato per mafia: questa gente non va molto per il sottile, anzi il sottile non sa neanche dove sta di casa, perché le fonti di informazione cui oggi si abbeverano gli opposti estremismi sono grossolane per definizione e per tiratura.

Era stato il leader dell'italia dei valori, Antonio Di Pietro, a dire che la “cacciata” dalle piazze doveva diventare un movimento. Proprio il Di Pietro osannato dalla festa del Partito democratico a Torino, mentre il buon Franco Marini usciva tra i fischi.

Vedremo che cosa capiterà oggi pomeriggio nel campo del centrodestra a Mirabello, anche se lì Gianfranco Fini la sua dose di bastonatura dal “movimento della cacciata” l'ha già presa sui giornali.

Ma nel Partito democratico c'è poco da scherzare. Questa degerazione della lotta politica sta avvenendo anche nelle sue file, tra la sua gente. Lo riguarda quindi, e può distruggerlo, sia travasando voti e militanti e stile politico verso il modello psico-viola, sia spaventando quel po' di elettorato moderato che fosse tentato di lasciare un Popolo della libertà proprio perché in piena rissa da saloon.

Ci dispiace, ma le forbite prese di distanza non bastano più. Con movimenti più violenti, ma non meno aggressivi, Enrico Berlinguer sorprese il suo partito definendoli con sprezzo “diciannovisti”. Segnò lo spartiacque che salvò la sinistra italiana da una fine sudamericana. Oggi solo il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano - con il comunicato di solidarietà a Schifani, in cui definisce quanto successo «intimidatorie gazzarre» - ha saputo trovare parola all'altezza della gravità di quanto sta accadendo. Quelli che “cacciano” non sono compagni che sbagliano. E un partito che non riesce a tenerli fuori dalla propria casa non è degno di questo nome.


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