samedi, septembre 11, 2010

Contro il post-it

Contro il post-it

Due colossi del giornalismo liberal anglosassone, Guardian e New York Times, accusano un quotidiano rivale del male assoluto: usare intercettazioni private. Da noi i loro emuli tifano per gli sputtanatori

In Inghilterra il paradigma dell’intercettazione libera e sbrigliata, dello sputtanamento sistematico a mezzo stampa, non è ancora stato ribaltato e capita quindi che il Guardian, colosso della sinistra perbene, invece di nuotare nel mare dei post-it indignati stia dando battaglia a un illustre intercettatore. L’obiettivo della campagna del quotidiano è Andy Coulson, il capo della comunicazione del premier David Cameron e fino al 2007 direttore di News of the World, il tabloid settimanale del Sun. Coulson è finito sotto l’incudine della stampa non per avere impedito a qualche giornalista di usare le intercettazioni telefoniche e altri espedienti investigativi, ma esattamente per avere fatto il contrario ai tempi in cui dirigeva News of the World. E il raggio della colpa di Coulson si sta allargando, visto che ora gli accusatori sostengono – peccato dei peccati – che la polizia abbia addirittura coperto le sue malefatte. Un po’ come se la stampa italiana facesse una campagna sdegnata contro i magistrati che passano ai giornali le intercettazioni coperte dal segreto istruttorio.

La polizia metropolitana di Londra ha già dichiarato che è “probabile” che Coulson venga ascoltato dagli investigatori e lo spin doctor di Cameron si era detto disponibile a offrire la propria versione dei fatti alla polizia. Spiegherà tutto e farà finalmente capire al mondo che lo scandalo delle intercettazioni in cui è finito non è uno scandalo. Coulson è accusato di avere pianificato, promosso e incoraggiato un metodo poliziesco di giornalismo quando era direttore del tabloid News of the World, seconda testata di lingua inglese al mondo, stando ai dati di vendita. L’attuale direttore della comunicazione di Downing Street ha dato le dimissioni da News of the World quando, nel 2007, è montato il caso di Clive Goodman, il reporter che come un segugio tampinava la famiglia reale alla ricerca di scandalucci di varie taglie e di storie colorate adatte a un tabloid estremamente autorevole nel suo genere.

Il problema è che per trovare le notizie Goodman usava qualsiasi mezzo, comprese intercettazioni, password di caselle e-mail dei personaggi che teneva d’occhio, codici delle segreterie telefoniche; tutto ciò con l’aiuto di un investigatore privato. Sono stati gli stessi membri della famiglia reale a rendersi conto di essere spiati da qualcuno (il metodo Goodman conteneva cadute dilettantesche, tipo leggere le e-mail altrui che non erano mai state aperte dai legittimi destinatari, così potevano facilmente capire che qualcuno si era introdotto nel messaggio prima di loro). Ma la parte più succosa della polemica riguarda le intercettazioni telefoniche, il cui uso fatto dagli uomini di Coulson risultava scandaloso e inaccettabile a prescindere dai contenuti intercettati. L’inchiesta del 2007 non è partita da chissà quali scandali pubblicati da News of the World, che più dei tabloid avversari aveva giusto qualche dettaglio, quanto dalla gravità dell’atto in sé e per sé. Morale: Scotland Yard apre un’inchiesta, Goodman viene condannato, l’investigatore al soldo del giornale riceve una diffida e Coulson si dimette per evitare ulteriori indagini che avrebbero screditato il nome del giornale oltre le scorrettezze di un vecchio cronista che voleva riguadagnare i fasti dei tempi che furono.

Coulson non era formalmente accusato di nulla e le sue dimissioni erano un atto dovuto e un gesto di responsabilità. La sua dipartita coincide con l’abbandono del giornalismo per approdare all’ufficio della comunicazione dei Tory e poi a Downing Street una volta che i conservatori hanno vinto le elezioni. Una settimana fa lo scandalo è tornato fuori e questa volta il bersaglio è il grande comunicatore in persona, accusato di avere organizzato e promosso lui stesso le malefatte di Goodman e di altri suoi cronisti ai tempi di News of the World: Coulson è l’eminenza grigia, non la vittima di qualche sottoposto vanaglorioso, dicono gli accusatori. Ma proprio l’identità degli accusatori allarga l’orizzonte di uno scandalo che da scaramuccia di genere sta diventando guerra globale. L’uomo che ha ravvivato le braci è Sean Hoare, ex giornalista ed ex amico di Coulson, che al New York Times ha detto di avere registrato intercettazioni illegali per conto di Coulson, il quale lo “incoraggiava” a usare sistematicamente lo stesso metodo poliziesco per qualsiasi inchiesta. Lo ha detto al New York Times, non a un qualsiasi giornaletto dello Yorkshire. Il dettaglio fondamentale è che la testata News of the World è di proprietà di Rupert Murdoch.

Specialmente negli ultimi mesi il tycoon australiano è entrato con il suo Wall Street Journal in una battaglia durissima contro il New York Times. E’ una guerra fatta di colpi bassi e schiaffi espliciti (non ultimo l’inserto del Wall Street Journal, “Greater New York”, con cui Murdoch sta cercando di rubare agli avversari la piazza della cultura e della cronaca cittadina), e il caso Coulson si incastra perfettamente nelle trame della pugna murdochiana.
Se è il New York Times ad aver tirato fuori lo scandalo delle intercettazioni, il Guardian lo sta cavalcando a rotta di collo. Cioè il quotidiano nemico del Times di Murdoch; cioè il quotidiano che dà voce a una sinistra elitaria e perbene molto affine a quella che governa il New York Times. I due quotidiani hanno anche condiviso alcuni progetti, ultimo confezionamento dello scoop – o presunto tale – “The war logs”, realizzato da Wikileaks. Ora Coulson è l’obiettivo perfetto, non solo perché i fatti risalgono al tempo in cui lavorava per Murdoch, ma anche perché oggi è il portavoce dell’odiato Cameron al governo, contro cui il Guardian si scaglia un giorno sì e l’altro pure. Sulla graticola liberal non si può immaginare vittima migliore di uno che sfoggia la doppia etichetta di nemico politico e competitor industriale, ma il caso del Guardian contro Coulson è reso curioso dal ruolo delle intercettazioni. Il Guardian è un quotidiano ultrarispettabile che ha fatto della capacità di inchiesta la sua arma più apprezzata; al Guardian si prendono parecchio sul serio e non nascondono di essere un’incarnazione del “cane da guardia del potere”. Tengono d’occhio tutti, mettono pressione tanto al governo quanto all’opposizione. Non risparmiano nulla a nessuno, onorando il sacro patto con la verità. Proprio in forza di ciò ora dicono che le intercettazioni illegali vanno buttate nel cestino e chi le pubblica deve essere perseguito.

© - FOGLIO QUOTIDIANO 20100911

di Mattia Ferraresi

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