jeudi, septembre 02, 2010

Quando il centrosinistra proponeva il suo processo breve

Quando il centrosinistra proponeva il suo processo breve


http://blog.panorama.it/italia/2010/09/01/quando-il-centrosinistra-proponeva-il-suo-processo-breve/


Oltre ad avere la faccia di bronzo, il segretario del Pd Pierluigi Bersani ha anche la memoria corta. Soprattutto quando si parla di giustizia. E, in particolare, quando dice che il suo partito esprimerà un’opposizione “forte” in parlamento contro il cosiddetto processo breve.

Niente di nuovo: un copione già visto con il ddl intercettazioni, il provvedimento che il Pd chiamava “legge bavaglio”, da cui dipendevano, secondo i fogli della sinistra, le sorti della democrazia in Italia e che ora è finito in un cassetto. Bene, una bozza più o meno simile al ddl Alfano, come fece notare l’ex dalemiano Fabrizio Rondolino, c’era già nel programma elettorale del Pd guidato allora da Veltroni, senza contare che un provvedimento analogo fu votato alla Camera dal governo Prodi bis (il Guardasigilli era Mastella) dopo lo scandalo di Bancopoli, nato dalla pubblicazione di ampi stralci di intercettazioni telefoniche che riguardavano anche noti esponenti del centrosinistra.

E per trovare l’altro bersaglio dell’opposizione, il processo breve, basta andare al paragrafo precedente dello stesso capitolo del programma firmato da Veltroni, che evidentemente Bersani non ha letto. Riportiamo accuratamente. Il capitolo si chiama: Diritto alla giustizia giusta, in tempi ragionevoli. E sapete come chiama Alfano il processo breve? Processo con tempi certi e ragionevoli. Che tra l’altro ci viene chiesto dall’Europa.

Ma oltre al titolo, entriamo nel merito. Il Pd d’allora proponeva una riforma della giustizia per completare la “razionalizzazione e accelerazione” del processo civile e del processo penale, anche attraverso la prescrizione dei reati. Inoltre, metteva nero su bianco una serie di provvedimenti per snellire la macchina della giustizia, del tutto analoghi a quelli proposti oggi dal centrodestra, come l’incentivo a una “gestione manageriale degli Uffici giudiziari” o la realizzazione del “processo telematico” per eliminare “gli infiniti iter cartacei”.

Non solo. Il centrosinistra ci aveva già provato a limitare la durate dei processi in Italia sei anni fa: per mano di 5 senatori dei Ds (come ricordato da Libero lo scorso novembre e dal Fatto pochi giorni fa) il 22 gennaio del 2004 l’Ulivo presentò un disegno di legge (qui il testo integrale) per ridurre i termini del processo penale: il titolo era Disposizioni in materia di prescrizione del reato alla luce del principio di ” ragionevole durata ” del processo. Una proposta che Bersani fa finta di non ricordare.

Soprattutto quando oggi se la prende con la “norma transitoria”, che renderebbe applicabile la nuova legge anche ai processi in corso, ma solo per i reati commessi entro il 2 maggio 2006 (data dell’ultimo indulto), la cui pena massima sia di dieci anni. Perché anche nell’articolo 5 del disegno di legge dell’Ulivo di sei anni fa, firmato da Elvio Fassone, Giuseppe Ayala, Massimo Brutti, Guido Calvi e Alberto Maritati, era prevista

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