lundi, novembre 01, 2010

Romano: Il multiculturalismo è davvero fallito?

Romano: Il multiculturalismo è davvero fallito? - Opinioni - Panorama.it
Romano: Il multiculturalismo è davvero fallito?

di Sergio Romano   panorama.it   20101025

Negli scorsi giorni, durante un incontro con i giovani della Cdu (la democrazia cristiana tedesca), il cancelliere Angela Merkel ha detto che il «multiculturalismo è totalmente fallito». Non è chiaro se queste parole contenessero una constatazione d’ordine generale o un giudizio sulle particolari circostanze della Repubblica Federale, dove peraltro nessun governo si è mai esplicitamente dichiarato «multiculturale». Nonostante il culto della costituzione e le leggi più liberali adottate in materia di cittadinanza all’epoca del governo di Gerhard Schröder, la Germania infatti è ancora per molti aspetti un «Volk», vale a dire una comunità in cui la terra, il sangue e l’appartenenza alla stirpe sono una indispensabile componente della mitologia nazionale.
Nel maggior paese multiculturale europeo (la Gran Bretagna), il principe Carlo disse qualche tempo fa che il sovrano dovrebbe correggere uno dei suoi più antichi appellativi («difensore della fede») per diventare «difensore delle fedi»; e l’arcivescovo di Canterbury ha più recentemente proposto la creazione di tribunali speciali per l’applicazione della sharia (la legge coranica) nelle controversie fra musulmani su questioni regolate dal diritto di famiglia. In Germania, invece, la ricetta proposta per la convivenza fra gruppi etnici e religiosi diversi è quella della «Leitkultur», della cultura dominante. «Volete vivere con noi? Ebbene, imparate la nostra lingua, accettate i nostri principi e i nostri valori».

Beninteso, questo non ha impedito alla Germania di praticare, di fatto, un’impeccabile politica multiculturale. Il ministro dell’Educazione Annette Schavan ha deciso nei giorni scorsi lo stanziamento di 4 milioni di euro per la formazione degli imam tedeschi nei nuovi dipartimenti di studi islamici creati dalle università di Tubinga, Osnabrück e Münster. Il ministro dell’Economia ha dichiarato che la Germania ha bisogno d’immigrati e la signora Schavan viene in suo aiuto promettendo un disegno di legge per favorire il riconoscimento dei titoli di studio ottenuti dai nuovi arrivati nei loro paesi di origine (circa 300 mila diplomi). E la costruzione di una moschea, infine, è molto più facile in Germania di quanto lo sia in Italia. Dove è dunque il «multiculturalismo fallito» di un paese in cui i bambini tedeschi con almeno un genitore nato all’estero rappresentano, secondo i dati del 2008, il 30 per cento?

È probabile che le parole di Angela Merkel rispondano soprattutto a un calcolo di opportunità politica. Come in altri paesi europei, anche in Germania esistono correnti xenofobe e personalità della vita pubblica che denunciano il «pericolo dell’immigrazione» . Il libro di Thilo Sarrazin (La Germania si autodistrugge) ha avuto un grande successo di pubblico. Un ex democristiano quarantenne, René Stadtkewitz, ha fondato Freiheit, libertà, un partito di destra che si batte contro l’immigrazione e potrebbe avere un successo simile a quello di partiti analoghi in Belgio, Danimarca, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera.
Il leader della democrazia cristiana bavarese, Horst Seehofer, e l’ala destra della Cdu accusano il cancelliere di scivolare a sinistra. Il ritorno al nucleare ha suscitato numerose manifestazioni antigovernative e l’abbattimento della stazione ferroviaria di Stoccarda, vecchia gloria della città, ha chiamato in piazza parecchie migliaia di persone, tutte arrabbiate con il governo. Per arrestare il declino delle sue quotazioni nei sondaggi, il cancelliere, come in altre circostanze ha deciso di nuotare con la corrente e si è ispirato alla massima di un uomo politico francese che usava dire: «Sono il vostro leader, quindi vi seguo»


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