samedi, novembre 27, 2010

La Wiki-fifa in dieci punti

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La Wiki-fifa in dieci punti

Il Tempo in 48 ore ha messo a segno due colpi sul caso Wikileaks anticipando gli eventi, mentre nel Palazzo c’è il panico. Da zero dichiarazioni ora siamo al diluvio. Ecco perché s’è diffusa la Wiki-fifa.

di Mario Sechi  iltempo.it   20101127

Franco Frattini e Hillary Clinton Il genere della spy story è sempre affascinante e di fronte alla più grande fuga di notizie della storia, un cronista prova a darci dentro. Il Tempo in 48 ore ha messo a segno due colpi sul caso Wikileaks, abbiamo dedicato il titolo d’apertura alla vicenda, anticipato gli eventi e siamo soddisfatti. L’abbiamo fatto in solitudine e ora che il casino è scoppiato, gli altri giornali si daranno da fare per dimostrare di essere più bravi di noi. Qui battiamo con pazienza la nostra pista. Nel Palazzo c’è il panico, da zero dichiarazioni ora siamo al diluvio. Cercherò di spiegare in dieci punti perché s’è diffusa la Wiki-fifa.

1 Wikileaks, un sito internet che ha come missione quella di svelare notizie e documenti coperti dal segreto, ha avviato una gigantesca operazione di pubblicazione di dossier dell’amministrazione americana. Aveva cominciato qualche settimana fa mettendo in rete i file del Pentagono sulla guerra in Iraq e Afghanistan e tra qualche ora toccherà a 2,8 milioni di email del Dipartimento di Stato che contengono i report delle ambasciate Usa nel mondo. Roba tostissima che mette a rischio la sicurezza della prima potenza globale.

2 Tra le ambasciate colpite dalla fuga di notizie c’è anche la missione diplomatica statunitense a Roma. Come anticipato dal nostro giornale, gli americani si sono mossi subito per informare le istituzioni e le persone potenzialmente coinvolte nell’operazione di Wikileaks. In ballo c’è la politica estera dell’America, i rapporti con gli alleati, tra cui il nostro Paese.

3 I report giornalieri delle ambasciate sono riservati. Contengono analisi di scenario, riportano fatti, parlano di persone e fonti, dipingono la realtà di un Paese. È un lavoro di routine che svolge qualsiasi sede diplomatica. I documenti vengono inviati a Washington, sono segreti e girano su una rete internet dedicata e protetta che si chiama SIPRnet. Wikileaks ne è entrata in possesso e ora li metterà a sua volta online, ma a disposizione di chiunque.

4 Per gli Stati Uniti e l'amministrazione di Barack Obama questo è un problema enorme. Un disastro per la sicurezza delle comunicazioni e le relazioni diplomatiche. I report contengono giudizi che possono essere anche molto duri su partner ritenuti in ogni caso indispensabili per la politica estera americana. Impossibile far finta di niente quando saranno online. Gli amici e i nemici li analizzeranno con grande attenzione.

5 L'Italia in questa vicenda avrà il suo bel daffare per attutire l'impatto della pubblicazione dei report dell'ambasciata. Anche sul nostro Paese ci saranno valutazioni positive e negative, citazioni di personaggi di primo piano della politica, gli incontri con le fonti che servono per preparare le relazioni, farsi un'idea compiuta su quel che accade nel mondo della politica e dell'economia.

6 Questo enorme flusso di documenti offrirà per la prima volta in tempo reale un film della storia recente. Secondo alcune fonti i file riguardano un periodo che va dal 2006 al 2009, ma a Il Tempo risulta che l'archivio in possesso di Wikileaks parta fin dal 2000. Questo significa che un pezzo fondamentale degli ultimi dieci anni della storia diplomatica della prima potenza mondiale saranno a disposizione di chi fa (e disfa) la storia e di chi cerca di interpretarla e scriverla. Per l'Italia sarebbero coinvolti un bel po' di governi di destra e di sinistra. L'era Berlusconi e Prodi al microscopio americano. Vedremo se sarà realmente così.

7 Barack Obama si ritrova di fronte a una sfida del tutto nuova per il suo Paese. Gli Stati Uniti sono abituati a far la guerra, a muovere i cannoni e la fanteria, a dominare i cieli e i mari, ma per la prima volta hanno a che fare con una massiccia guerra asimmetrica dell'informazione digitale. Un conflitto di bassa intensità o una campagna militare di medie proporzioni causerebbe meno danni di quanti se ne annunciano nel caso Wikileaks. L'immagine della politica estera americana rischia di uscirne deturpata. Per la prima volta il doppiogioco diplomatico - anche quello con gli alleati - in alcuni casi verrà scoperto. Obama ha perso rovinosamente le elezioni di Mid-Term, la sua politica economica non produce posti di lavoro a sufficienza e la sensazione netta è che l'America sia inesorabilmente destinata a cedere lo scettro mondiale al suo alleato-rivale, la Cina. È uno scenario anche questo inedito e di fronte alle difficoltà crescenti, l'ala liberal che aveva portato in trionfo Obama ora grida al sabotaggio e al complotto contro il Presidente. Quando in America si evocano cenacoli invisibili, quando la sceneggiatura diventa cospiratoria, è un brutto segno.

8 La teoria cospiratoria ha un grande terreno di coltura anche nel nostro Paese. Viene alimentata sia a destra che a sinistra e in questo caso ne abbiamo avuto un tragicomico assaggio. Nessuno nel governo e nelle istituzioni italiane sa esattamente cosa ci sia nei report del Dipartimento di Stato. Gran parte dei parlamentari stenta a inviare una semplice mail, figuriamoci qual è il livello di conoscenza di Wikileaks. Non troverete una dichiarazione su questo fatto nei giorni scorsi, neppure quando Il Tempo se ne è occupato per primo svelando il coinvolgimento dell'ambasciata americana a Roma qualcuno s'è degnato di intervenire. Troppo impegnati nelle arrampicate. Sociali e sui tetti. Da ieri invece tutti dichiarano qualcosa e noto che parecchi non sono riusciti a collegare la bocca al cervello. Niente di strano, la nostra classe politica è quel che è, solo che stavolta non parliamo delle solite robette del cortiletto nostrano, in gioco c'è qualcosa di importante e globale. Quelli che chiedono l'immediata convocazione del Copasir (l'organismo parlamentare di controllo dei Servizi Segreti) per ascoltare Silvio Berlusconi e Franco Frattini non hanno capito il gioco e le sue regole. Il governo non sa niente, i nostri Servizi neppure. Non siamo di fronte a un complottone all'italiana (cioè al solito nulla) ma a una devastante violazione del sistema di informazione e sicurezza della prima potenza mondiale. Leggo che il finiano Carmelo Briguglio - sottolineo, Briguglio - è già in sommovimento istituzionale. Invece di sbracciarsi, abbia pazienza, tra un po' i buontemponi di Wikileaks faranno lo scherzetto annunciato. Finiani e democratici vanno in coppia. Ecco allora avanzare il Pd con gli stessi argomenti. Sono scesi dal tetto, ma sono chiaramente tutti sulle nuvole.

9 I report contengono le linee guida della politica estera degli Stati Uniti, ci saranno episodi e aspetti che saranno fonte di discussione anche in Italia. I temi delicati a cui guardano gli Stati Uniti sono noti: il nostro rapporto con la Russia e la Libia; la legislazione italiana confusa e la corruzione che soffocano la libertà d'impresa; l'invadenza della politica nel business (esemplare il caso dell'americana At&T a cui ai tempi di Romano Prodi fu negato l'ingresso in Telecom); l'indipendenza energetica del Paese; la stabilità dei conti pubblici e la politica economica. Poi ci saranno riferimenti a persone, giudizi più o meno buoni o cattivi.

10 La risposta da dare dovrebbe essere saggia, nella piena dimensione della Realpolitik, ma vedo che per il momento siamo nel mare dell'improvvisazione. Il ministro degli Esteri ieri ha prontamente corretto il tiro e sgombrato l'idea che dietro il caso di Wikileaks ci sia un complotto a stelle e strisce contro l'Italia. Non è il caso di mischiare i fatti, siamo di fronte a una grande tragedia strategica per gli Stati Uniti, non aggiungiamoci anche le nostre miserie politiche. La sinistra cercherà di strumentalizzare la vicenda - lo sta già facendo - e non sa che oltre a far male al Paese, cercando di martellare la destra si ritroverà a dar colpi di clava anche a se stessa.


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