dimanche, novembre 28, 2010

L'America non si piega così

Il Tempo - Interni Esteri - L'America non si piega così
L'America non si piega così

Tre gli effetti che l'uragano diplomatico-politico Wikileaks sta già producendo nelle zucche degli imbecilli di tutto il mondo.

di Ruggero Guarini   iltempo.it     20101128


Non ho nessun titolo per fare previsioni più o meno ragionate e motivate sugli effetti presumibilmente devastanti che il ciclone Wikileaks sta per produrre negli Stati Uniti, in tutte le ambasciate americane e in tutti i governi del pianeta. Posso però azzardarne almeno tre sugli effetti che questo uragano diplomatico-politico sta già producendo nelle zucche degli imbecilli di tutto il mondo. E a questi effetti posso contrapporre la forse puerile fantasia che i primi rintocchi di questa vicenda hanno suggerito a me.

Il primo è naturalmente il sogno - che nei petti di tutti i suddetti imbecilli viene incessantemente fomentato dall’assoluta incapacità di capire che il destino della democrazia occidentale è strettamente legato a quello degli Stati Uniti - di poter finalmente vedere il gigante americano e i suoi più potenti alleati vacillare, e magari sconocchiare, sotto una valanga di sputtanamenti. Il secondo di questi effetti è la stupidissima speranza - alimentata da un miraggio non meno idiota del sogno del crollo degli Usa - che gli sconquassi prodotti dal ciclone Wikileaks potranno favorire finalmente la nascita di attività politiche (internazionali e anche interne) assolutamente trasparenti, e far sorgere così, un po’ dappertutto, dei poteri assolutamente privi di "arcana".

Il terzo effetto è infine la ancora più stolta speranza che dall’annunciata slavina di carte top-secret salti fuori finalmente il mortaretto capace di accoppare Berlusconi. La puerile fantasia suggeritami da questa vicenda è invece uno spettacolino abbastanza simile alla comica scena, descritta dal grande Jonathan Swift nel primo capitolo del suo capolavoro, in cui i piccoli abitanti dell’isola di Lilliput si produssero allorquando, avendo scorto il gran corpo di Lemuel Gulliver disteso supino e addormentato presso la riva della loro terra, sperando di poter neutralizzare facilmente la forza di quell’essere per loro smisurato, prima si affrettarono a fissarlo al suolo con mille legacci e cavicchi, quindi si misero a tormentarlo coi loro piccoli archi.

Ma a far loro capire quanto fatua fosse la loro speranza di poter annientare quel gigante con le loro frecciatine bastò poi il primo getto di piscio che Gulliver, giratosi sul fianco destro, versò a un certo punto con grande fragore dal suo innaffiatoio costringendo i suoi molestatori ad allontanarsi da quel torrente. Speriamo che nella vescica del Gulliver americano ci sia abbastanza piscio per spegnere subito i miraggi suscitati da questa bufera. Dei quali conviene comunque osservare che essi non sono che particolari espressioni di quell’utopismo buonista in rebus politici che non cessa di infuriare in tutti i tinelli e le piazze dell’Occidente. E che all’inizio del secolo scorso trovò quella che forse resta la più beffarda delle critiche in queste righe immortali di Benedetto Croce: «L’ideale che canta nell’anima di tutti gli imbecilli, e prende forma nelle non cantate prose delle loro invettive e declamazioni e utopie, è quello di una sorta di areopago composto di onest’uomini ai quali dovrebbero affidarsi gli affari del proprio paese. Quale sorta di politica farebbe codesta accolta di onesti uomini per fortuna, non ci è dato sperimentare, perché non mai la storia ha attuato quell’ideale e nessuna voglia mostra di attuarlo. Tutt’al più qualche volta, episodicamente, ha fatto per breve tempo salire al potere un quissimile di quelle elette compagnie, o ha messo a capo degli Stati uomini da tutti amati e venerati per la loro probità e candidezza e ingegno scientifico e dottrina; ma subito poi li ha rovesciati, aggiungendo alle loro alte qualifiche quella, non so se del pari alta, d’inettitudine». In ogni caso è certo che il sogno della trasparenza assoluta in politica non è meno eterno degli "arcana imperii" che vorrebbe liquidare.


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