mardi, novembre 23, 2010

Berlusconi con Mara ha sbagliato

Berlusconi con Mara ha sbagliato - PRIMO PIANO - Italiaoggi
Berlusconi con Mara ha sbagliato
Il Cav non si è posto il problema del possibile abbandono

di Cesare Maffi   italiaoggi.it   20101123

Riesce difficile, a Silvio Berlusconi, penetrare nei meandri della politica e dimenticare gli aspetti personali. Nonostante egli sia nel turbinio della vita pubblica, e anzi al culmine, da oltre tre lustri, rimane sempre il personaggio che esprimeva stupore, quando era in procinto di costituire il suo primo governo, perché gli venivano chieste poltrone.

Il suo giudizio su personaggi come Pier Ferdinando Casini e Gianfranco Fini è sempre stato condizionato da una visione di rapporti del tutto personali: li ho creati io, ho dato loro gli strumenti per vincere e imporsi, li ho messi al vertice, senza di me sarebbero sprovveduti professionisti di partito senza arte né parte, e mi ricompensano con l'ingratitudine.

Difficile compiere discorsi politici, per il Cav. Già gli sono estranei i meccanismi dei partiti, anzi lo urtano; ma le posizioni politiche degli altri, segnatamente degli alleati che a un certo momento divergano, le considera sempre su un piano d'immotivato dissidio. Non si chiede perché Casini se ne vada dopo aver ricevuto una telefonata in treno con la quale gli si chiedeva di chiudere il partito e intrupparsi nella nuova formazione del predellino. No. Per lui, Casini commise uno sgarbo personale, da irriconoscente. Similmente, il Cav non si chiede se, di là delle ambizioni personali, non ci siano state, in Fini e in chi lo segue, motivazioni di dissenso politico. No. Fini è un immemore dei benefìci ricevuti. È un antiberlusconiano: e questo rimane intollerabile.

Il discorso si ripropone pari pari con Mara Carfagna. Nulla da dire sul fatto che si tratti di un personaggio pubblico creato da Berlusconi, non di rado in aperta diatriba con fior di collaboratori e ministri. Che la Carfagna tutto debba al Cav pare perfino inutile rimarcarlo. E non andiamo a rimestare i motivi, neppure troppo celati, che determinarono la simpatia prima, l'aiuto poi nella repentina ascesa politica fino ai vertici dello Stato. Ciò detto, stupisce che Berlusconi non si fosse mai posto sia il problema del possibile abbandono della sua prediletta, sia la questione delle laceranti contrapposizioni interne nel Pdl campano.

Il tradimento della Carfagna (tale all'evidenza lo considera Berlusconi) rivela che mai il Cav ha pensato che quel che in politica succede normalmente (da Forlani verso Fanfani, a Martelli nei confronti di Craxi) può capitare anche a lui. No. Egli ragiona in termini di gratitudine personale, evitando di riflettere in prospettiva politica. E resta quindi doppiamente bruciato da abbandoni spiacevoli, perché li giudica con un metro psicologico e umano. Sintomatico è il riferimento alla ormai ex ministra come «signora» rammenta l'uso d'identico appellativo nei confronti della moglie quando la rottura si avvicinava.

Anche il non aver posto fine ai malanni endogeni del Pdl in Campania (e pure altrove) è un fatto che può causare conseguenze esiziali. Quando è venuto fuori che nel partito si erano predisposti vergognosi attacchi personal-sessuali nei confronti di Stefano Caldoro, per inibirgli la candidatura regionale, non sembra che sia stata fatta la necessaria pulizia. Pensare che tutto si risolva mercé l'esaltazione del proprio ruolo di presidente del consiglio e la propria figura carismatica può certo tornare utile in campagna elettorale; ma la politica richiede, ogni giorno, ben altre soluzioni. Soluzioni, appunto, politiche. Di cui il Cav non dispone, non riesce a disporre, non può disporre, perché gli sono estranee.


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