jeudi, avril 14, 2011

Tendenza golpe

Tendenza golpe | The Frontpage
Tendenza golpe

di Kuliscioff   thefrontpage.it   20110414

Alberto Asor Rosa lo vuole serio: con i carabinieri e la polizia. Lo vuole vero, il golpe: una guerra civile. Come in Libia, come in Egitto. È un trendy, Asor Rosa. Ha capito che il modo più fico per fare la rivoluzione, per farsi amare e per stupire le monde entier è fare il regime change. Ma non uno banale: il regime change che proprio non t’aspetti. Far sparire Mubarak, sollevare Gheddafi. Rimuovere Berlusconi. Rimuovere Berlusconi? Impossibile, attraverso i metodi costituzionalmente sanciti, almeno. È così che si dicono tra di loro, i sinistri. Lui ha la tele, i dané. È per questo che vince.

Bizzarro: anche il Labour pre Blair sosteneva che la Gran Bretagna fosse geneticamente di destra: se no – dicevano – com’è possibile che continuino a votare Thatcher. Votavano Thatcher – si scoprì con Blair – semplicemente perché il Labour prospettava loro l’annichilimento delle loro ambizioni. Non è servito fare la rivoluzione, per sconfiggere i thatcheriani: è bastato offrire al paese un progetto, dimostrare di crederci, non temere di mostrarsi, persino loro, un po’ thatcheriani, come la maggioranza di quel paese che la Thatcher l’aveva voluta al governo, riconfermandola poi una volta e un’altra… finché la Thacher ha esaurito le sue risorse e non è spuntato un altro – non importa di che partito – un altro che, come la Thatcher di un tempo, sapesse coglierne le ambizioni, sapesse prospettare una strada per realizzarle.

Ma, dicevamo, Asor Rosa. Il quale, a differenza di Blair, non è più giovanissimo. E certo, è comprensibile: avrà fatto due conti; avrà realizzto che le vie costituzionali non sono più percorribili per restaurare la democrazia, quella vera, in tempi anagraficamente compatibili con i già anziani mentori della rivoluzione sessantottina. La democrazia di cui lui, comunista resistenziale, ha certo ben presenti i principi. Avrà capito, Asor Rosa, che occorre agire, subito, per non rischiare di morire marginali, storicamente sconfitti, politicamente umiliati, culturalmente sepolti. Se non ora, insomma, quando? Se non ora che i sinistri sono diventati guerrafondai e i destri pacifisti, quando più si ripresenterà l’opportunità di scrivere un bel corsivetto su il Manifesto; un pezzo audace, maschio nel quale argomentare la necessità, la possibilità, la moralità di un golpe militare che faccia fuori l’anti-democratico puttaniere?

Figurarsi, e chi non lo vorrebbe! Ma dico, l’avete visto à coté della Meloni, a dispensare battutacce da trivio-night ai ‘cervelli’ della nostra accademia? Avrà bevuto, avrà pippato? Mah! Certo, dura da sostenere, la performance, fuori dal contesto – chessò – di una Ong dedicata al recupero dei malati di mente!

Il golpe, allora. Il compagno Asor Rosa, va riconosciuto, è assai più avanti dei suoi meno attempati emuli. Chi, a cospetto di quel viralizzatissimo video con la lectio magistralis del presidente del Consiglio sulle annichilenti regole del venditore di polizze fake, non ha pensato che un golpe, a questo punto, fosse un’opzione dovuta, moderata addirittura?

Gli avranno parlato di Facebook, ad Asor Rosa. Gli avranno detto che ora, le rivoluzioni, si fanno così. Che le rivoluzioni, quindi, possono addirittura tornare ad essere uan cosa trendy, proletaria, perché si fanno con le facce virtuali che improvvisamente si materializzano in corpi reali: una figata meta-sovrastrutturale. Gli avranno detto anche che i paesi in cui il regime change è stato fatto davvero, pur nella loro sostanziale diversità, hanno una caratteristica comune: non erano democrazie. Beh, se è per questo, manco l’Italia lo è. Infatti, carabinieri e poliziotti permettendo, questa storia del golpe – va riconosciuto – non è mica così peregrina: intercetta un trend, e chissà che quel trend non intercetti anche i bisogni profondi della nostra economia nonché del nostro catacombale establishment imprenditoriale.


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