jeudi, avril 14, 2011

Lombardo e i garantisti all’italiana

Lombardo e i garantisti all’italiana | The Frontpage


          Lombardo e i garantisti all’italiana

di Giuseppe Alberto Falci in Pd e dintorni  thefrontpage.it     20110413


“Il segretario Bersani dovrebbe dire che questa situazione non è più eticamente sostenibile e il Pd dovrebbe ritirare il suo appoggio alla Giunta. Perché i democratici che hanno chiesto e ottenuto le dimissioni del sottosegretario Cosentino non fanno lo stesso con Lombardo?”.

Chiamiamolo “garantismo all’italiana”, o se preferite de ‘noantri, ma il ragionamento di Ignazio Marino, intervistato ieri da Wanda Marra del Fatto, rientra in quella consuetudine tutta italiana di essere garantisti con gli amici e giustizialisti con gli avversari. E i democrat, per non essere da meno, vogliono rispettare quest’abitudine tutta italiana. Infatti che fanno? Al Nazareno non si esprimono sul “caso Sicilia”: preferiscono tacere. D’altronde come segnalava ieri la rubrica del Foglio “Passeggiate romane”, “la maggioranza del partito, nell’isola, non vuole sentir parlare di mollare la giunta ed è sulla stessa linea del Fli locale, che con Granata sostiene che Lombardo farà le riforme necessarie per la Sicilia”.

Ma stamane il regista dell’operazione Lombardo-quater, stiamo parlando di Antonello Cracolici, dalle colonne dell’edizione palermitana di Repubblica, forse sotto suggerimento dei veritici nazionali, rompe il silenzio, confermando che “per Lombardo applicheremo le regole previste dal nostro statuto per i nostri iscritti: un rinvio a giudizio non permette una candidatura”. Però poi raddrizza la mira: “Ma non siamo bacchettoni”. Secondo il capogruppo all’Ars dei democrat, “qualcuno potrebbe approfittare della nostra cultura politica. E trarre giovamento da una posizione di intransigenza per cancellare quanto di buono fatto dal governo Lombardo fino ad ora”. Perché, continua Cracolici, “il primo a brindare a champagne, se Lombardo cadrà, sarà Silvio Berlusconi”.

Ergo il Pd, onde evitare di cascare nel trappolone del circuito mediatico-giudiziario e del più becero giustizialismo, e perdere la guida di una fra le regioni più berlusconiane d’Italia, ritiene opportuno “non perdere la calma”. Anzi. “Bisogna studiare una terza via”. L’assemblea regionale convocata per l’8 maggio probabilmente verrà rimandata per non danneggiare il partito in vista dell’appuntamento delle amministrative del 15 maggio. E sarà “opportuno” svolgere una riunione di segreteria e confrontarsi lì. Salvo contrordini dal Nazareno, o dalle compagnia dei garantisti all’italiana.


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