vendredi, mars 11, 2011

Quis custodiet ipsos custodes?

Quis custodiet ipsos custodes? | The Frontpage
Quis custodiet ipsos custodes?

di Livio Crescenzi     thefrontpage.it  20110311

Dov’eravamo rimasti? Ah sì, a Giovanni Maria Flick, ex presidente della Corte costituzionale, durato in carica solo tre mesi, dal 14 novembre 2008 all’11 febbraio 2009: novantadue giorni, per l’esattezza, dai quali vanno sottratti tutte le festività di fine anno e le settimane libere. Insomma, il professor Flick ha presieduto la sua prima udienza il 18 novembre, mercoledì 17 dicembre l’ultima camera di consiglio prima di Natale, poi vacanza fino al 13 gennaio. Nemmeno un altro mesetto (udienza 11 febbraio) e arriva la sospirata e meritata pensione. I mesi effettivi, dunque, non sono nemmeno due, insomma meno di sessanta giorni, ma ben più preziosi dell’oro colato.

Allo stesso modo si sono comportati Vincenzo Caianello (44 giorni) e Giuliano Vassalli, in carica dall’11 novembre del 1999 al 13 febbraio del 2000. Appena tre mesi, giusto il tempo di fare le vacanze di Natale e il Capodanno in famiglia prima di traslocare e passare all’incasso. Tre anche i mesi di Giovanni Conso e Francesco Paolo Casavola, e appena quattro quelli di Valerio Onida, sei quelli di Antonio Baldassarre, otto mesi Annibale Marini, Pier Alberto Capotosti e Gustavo Zagrebelsky. Insomma, pochi giorni, purché si rispetti l’essenziale: che lo stipendio corra, corra inesausto. Con il risultato che a tutt’oggi oltre a una schiera di ex giudici, con i soldi della mia badante, lo Stato riconoscente assicura una vecchiaia tranquilla e serena a ben sedici presidenti emeriti. Con tanto di autisti e assegni mensili da favola. Più tutti gli altri appannaggi…

Osservo di sottecchi la mia badante sempre più sconcertata, nei cui occhi leggo la domanda: “Possibile che la nostra Costituzione, la più bella del mondo, permetta ’sti giochetti?”. Be’, non proprio, anzi. Essa, infatti, all’art. 135 recita testualmente: «La Corte elegge tra i suoi componenti, secondo le norme stabilite dalla legge, il Presidente, che rimane in carica per un triennio, ed è rieleggibile, fermi in ogni caso i termini di scadenza dall’ufficio di giudice». È proprio scritto papale, papale: il presidente «rimane in carica un triennio». E allora?

Lo sguardo della mia povera donna si fa sempre più vacuo, poveretta… “Ma come”, sta pensando sconcertata, “perfino nel luogo che dovrebbe essere più sacro, come la Corte costituzionale, ognuno pensa agli affari propri, senza curarsi dell’andamento delle finanze pubbliche?”. Fortunata lei che, poco più che analfabeta, non è in grado di pensare alla buonanima di Gaetano Salvemini che soleva dire che gli italiani che lo disgustavano maggiormente, ancora più dei “retori” e dei “camorristi”, erano i falsi moralisti. Insomma, questi Camelots du Roy dei nostri sommi giureconsulti certo il dubbio lo fanno venire: i massimi garanti della legalità italiana, si assicurino reciprocamente un fine mandato presidenziale per semplice fair play o per garantirsi qualche prebenda in più? Mah, saperlo! Si sa, a pensar male si fa peccato, ma certo sarebbe stato carino che la Consulta, più volte sollecitata, avesse fatto chiarezza su questi punti.

Insomma, quis custodiet ipsos custodes? Chi custodisce i custodi? Nel suo discorso d’insediamento, Flick dette la sensazione di essere consapevole dell’esistenza di un problema irrisolto e sostenne l’opportunità di affrontarlo. Sì, tallero! Si sa, l’inferno è lastricato di buone intenzioni, per cui dal suo pensionamento avvenuto nel 2009, già altri due presidenti son saliti sulla magica giostra. Sostenendo di disprezzare i benefici materiali, di cui pure negli anni si sono mostrati appassionatamente gelosi, qual è in sostanza il loro ragionamento dottrinario? Più o meno è questo: «Noi siamo una “Camera dei pari”, perbacco, per cui che ce ne facciamo di un vero presidente che ci diriga, ci indirizzi, ci rappresenti? Grazie alle sue funzioni, assumerebbe un ruolo superiore a quello dei suoi colleghi. Scherziamo? Il presidente si limiti piuttosto a “dirigere il traffico” e ad assicurare l’ordine del giorno. Al volgo può sembrare paradossale che sia proprio una delle istituzioni fondamentali della Repubblica a privilegiare, nell’elezione dei propri presidenti, un criterio così poco meritocratico come quello dell’anzianità? Il volgo sbaglia, siamo o non siamo i massimi giurisperiti?».

PS. La mia badante, che è semianalfabeta ma sa far di conto e da un po’ di tempo ha preso a smanettare su internet, ha così scoperto che il compenso di un giudice della Corte Suprema degli Stati Uniti si aggira sui 213.900 dollari annui (154.900 euro), mentre il Chief Justice, il presidente, guadagna poco di più: 223.500 dollari (161.880 euro). Quanto al numero dei presidenti… testarda com’è, se li è contati tutti, uno per uno, fin da John Jay, il primo, Chief Justice dal 19 ottobre 1789, fino all’attuale, contandone appena 16 in ben 222 anni di storia contro i nostri 34 in 55 anni. Non contenta è andata a impicciarsi nelle cose francesi… Nel Conseil Constitutionnel dal 1958 solo 7 presidenti. Forse all’altro capo del globo, s’è detta, le cose vanno diversamente… Che delusione! La High Court of Australia, da quando fu creata nel 1903, ha avuto 11 presidenti, mentre dal 1875 la Supreme Court of Canada 17, e così via così via, più o meno in tutto il mondo.

Paesi barbari, si dirà, e sfortunati. Loro non hanno Costituzione più bella del mondo, meschinelli!


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