vendredi, mars 11, 2011

La Patria riconoscente…

La Patria riconoscente… | The Frontpage
La Patria riconoscente…




Dicevamo della sollecitudine della Patria, no? Ebbene, talvolta ’sta Patria tende pure a strafare. Come? Prendiamo per esempio il caso di Francesco Paolo Casavola, ex presidente della Corte costituzionale in pensione dal 1995 e da allora dotato dalla Consulta della sua brava vettura con autista. Una vettura soltanto? No, si possono cumulare: dal 1998 al 2009, come presidente della Treccani, disponeva infatti anche di un’altra macchina di servizio. Non è che poi ci si dimentichi di tante spesucce accessorie: 405 litri di benzina mensili per i presidenti in carica, 360 per gli emeriti, garage e servizio di manutenzione mensile, tassa di circolazione, assicurazione, furto, incendio, soccorso stradale e persino il rinnovo delle patenti degli autisti in servizio.

E poi lo staff… Il giudice, infatti, può contare su una segreteria composta da tre persone, una delle quali assunta anche dall’esterno. Tutto qui? No, ci mancherebbe altro, perché l’eletto ha poi diritto ai cosiddetti assistenti di studio, da lui scelti fiduciariamente fra professori universitari e magistrati (attualmente i distaccati dal Csm sono una quarantina), che fanno ricerche e allestiscono fascicoli sulle delicate questioni che la Corte è poi chiamata a dirimere. In origine questi assistenti erano quattro per tutti e 15 i magistrati della Consulta. Ma, si sa come vanno le cose, e con gli anni i ranghi di costoro si sono ingrassati: nel 1961 sono diventati uno per ciascun giudice; dall’84, anno in cui si è registrato un vero boom, i magistrati si sono autoassegnati ciascuno addirittura tre assistenti che, oltre a continuare a riscuotere lo stipendio dell’amministrazione di provenienza, incassano pure una discreta indennità dalla Corte: 33 mila 690 euro l’anno se lavorano a tempo pieno, più di 25 mila se impiegati a tempo parziale.

Costoro poi dovrebbero restare alla Corte al massimo nove anni, quelli del mandato del giudice che li ha chiamati. Lasciare però palazzo e privilegi? Ma siamo matti? Ammettiamolo: non è un sacrificio che si può chiedere, non si può essere così disumani! Per cui, scaduto il novennio, molti fanno di tutto per restare accettando persino uno strapuntino nel cosiddetto “ossario”, termine con il quale viene ormai amabilmente definito l’ufficio studi.

Insomma, con tutto questo ben di dio praticamente a vita, quanto piffero costa questo ambaradan alle tasche della mia povera badante?

Liretta più liretta meno, circa 50 milioni di euro e passa la paura. Di cui circa 6 milioni per le retribuzioni e 4 per le loro pensioni (i trattamenti in corso sono 24, vedove comprese). Come ogni altro organo costituzionale, come cioè Camera, Senato e Presidenza della Repubblica, attraverso l’ufficio di presidenza (tre giudici più il segretario generale) la Consulta organizza in modo autonomo le sue attività e dispone delle risorse economiche, senza la minima interferenza esterna. La struttura amministrativa (circa 220 persone), divisa in vari servizi (studi, gestione del personale, ragioneria, ecc.), è guidata da un segretario generale, nominato dalla presidenza con incarico temporaneo tra alti magistrati o esperti. Quello attuale, il cortese Giuseppe Troccoli, magistrato della Corte dei conti, guadagna circa 230 mila euro lordi l’anno. Ed è in questa aristocrazia burocratica che approdano i giudici al momento della nomina, cioè i fortunati che sono per un terzo designati dalle tre magistrature superiori (Cassazione, Corte dei conti, Consiglio di Stato), per un altro terzo dal Parlamento in seduta comune e per il resto scelti direttamente dal presidente della Repubblica.

A chi non piacerebbe, quindi, conquistare un scranno in un simile consesso? Sì, ma diventarne poi presidente, pensa la mia badante, sarà una faticaccia solo per pochi eletti, un duello all’ultimo sangue… E invece no, perché, tranne poche eccezioni, quasi tutti riescono a sedersi sulla suprema poltrona. Come come? E sì, perché il presidente non viene scelto dai membri della Corte in base ai meriti ma solo tenendo conto dell’anzianità anagrafica. Ecco perché il presidente della Consulta rimane in carica solo poco tempo, giusto per maturare gli ambitissimi privilegi per poi lasciare il posto al collega che lo segue. Insomma, oggi a me, domani a te e avanti un altro!

Si prenda, per esempio, il caso del professor Giovanni Maria Flick, che è durato…

(5 – continua)


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