mardi, mars 15, 2011

Meglio giudice che sismologo

Meglio giudice che sismologo | The Frontpage
Meglio giudice che sismologo

di Livio Crescenzi   thefrontpage.it   20110315

«I magistrati sono direttamente responsabili degli atti compiuti in violazione di diritti al pari degli altri funzionari e dipendenti dello Stato».

Così recita all’art. 16 il tanto temuto testo della riforma della giustizia. Ma fino a oggi, come ha funzionato la responsabilità civile del magistrato? Ebbene, insieme alla mia badante, cui sta venendo il sospetto che da queste parti ci siano un sacco di trucchetti, siamo andati a studiarci il problema dritti dritti in seno al Consiglio superiore della magistratura. E così apprendiamo che, dopo gli esiti di un referendum che abrogò la precedente disciplina, fortemente limitativa dei casi di responsabilità civile del giudice, la materia trova la sua attuale regolamentazione nella l. 13 aprile 1988, n. 117.

Sotto il profilo sostanziale, la legge afferma il principio della risarcibilità di qualunque danno ingiusto conseguente a un comportamento, atto o provvedimento giudiziario posto in essere da un magistrato con «dolo» o «colpa grave» nell’esercizio delle sue funzioni ovvero conseguente «a diniego di giustizia» (art. 2). Bene. Dopo avere puntualmente fornito le nozioni di «colpa grave» (art. 2, c. 3) e del «diniego di giustizia» (art. 3), la legge chiarisce, comunque, che non possono dare luogo a responsabilità l’attività di interpretazione di norme di diritto e quella di valutazione del fatto e delle prove (art. 2, c. 2): anche alla mia badante è chiaro che, sotto questo profilo, è giusto che la tutela delle parti sia esclusivamente endoprocessuale, attraverso il ricorso al sistema delle impugnazioni del provvedimento giurisdizionale che si assume viziato.

Dunque, ferma restando l’insindacabilità nel merito dell’attività giurisdizionale, può esservi eventualmente spazio per la responsabilità del magistrato, laddove ci si trovi in presenza di un’abnorme o macroscopica violazione di legge ovvero di un uso distorto della funzione giudiziaria. Sotto il profilo processuale, però, il risarcimento dei danni, guarda un po’, spetta allo Stato, che solo a determinate condizioni (art. 7) potrà eventualmente rivalersi sul magistrato. Mica male! E non è finita qui, perché l’azione di responsabilità e il relativo procedimento soggiacciono comunque a regole particolari (artt. 4-6) che sono quasi uno scafandro a prova di bomba atomica, attorno alla persona del magistrato e al rischio di rispondere in sede civile. Bene. Così va il mondo.

E l’art. 28 della Costituzione, che dice che «i funzionari e i dipendenti dello Stato e degli enti pubblici sono direttamente responsabili, secondo le leggi penali, civili e amministrative, degli atti compiuti in violazione di diritti»? Roba per i comuni mortali, come per esempio i sismologi che ora si trovano sulle proprie spalle l’accusa di omicidio colposo di 309 persone con richieste di risarcimenti per 22,5 milioni di euro. Quale il loro delitto? Non essere degli aruspici, evidentemente, e non aver saputo prevedere il terremoto dell’Aquila del 6 aprile di due anni fa. Insomma, una bazzecola…

Vediamo come sono andati i fatti. Franco Barberi, presidente della Commissione nazionale grandi rischi e ordinario di Vulcanologia all’Università Roma Tre; Enzo Boschi, presidente dell’Ingv e ordinario di Fisica terrestre all’Ateneo bolognese; Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti; Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre; Claudio Eva; Mauro Dolce, direttore dell’ufficio Rischio sismico del Dipartimento di Protezione civile e ordinario di Tecnica delle costruzioni all’Università Federico II di Napoli. Insomma, il fior fiore della geofisica, vulcanologia e sismologia italiana, ma quale il loro imperdonabile delitto? Ebbene, questi signori, come componenti della Commissione grandi rischi, il 31 marzo del 2009, cinque giorni prima della tragica scossa, si erano riuniti proprio all’Aquila. Nei giorni precedenti, nella regione erano state registrate scosse frequenti, culminando il 30 marzo in un terremoto di magnitudo 4,0. La riunione era quindi stata convocata dalla Protezione civile per verificare se gli scienziati fossero in grado di dire se stesse per arrivare un forte terremoto. Cosa dissero i sismologi in quella riunione?


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