mercredi, mars 02, 2011

Chi la difende (a parole) manda i figli in quelle costose

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Chi la difende (a parole) manda i figli in quelle costose

di Ishmael   italiaoggi.it   20110302

Persino Giovanni, il tredicenne che dal palco del Palacachemire ha tuonato contro il governo che «taglia i fondi per la scuola pubblica», frequenta una scuola privata. Mai mamma e papà gli permetterebbero (quel horreur) di sedere alla mensa con quei tamarri di piccoli proletari mocciosi! Ma un po' tutti i figli dei nostri politici che oggi tuonano, come Giovanni e i suoi genitori, contro l'ultima gaffe del Cavaliere, che ha inveito contro le perversioni ideologiche della scuola pubblica, frequentano prestigiose (e costosissime) scuole private.

Buona la predica, naturalmente: la scuola pubblica, in una democrazia, è il fondamento stesso della convivenza, una macchina che riserva a tutti le stesse opportunità e un solo karma. Perciò il presidente del consiglio, i cui rampolli hanno studiato tutti, dal primo all'ultimo, nelle più esclusive scuole private, eviti per favore di straparlare di scuola pubblica ma si preoccupi (è lì apposta) di farla funzionare.

Quanto agli antiberlusconiani, sono ottimi predicatori, come sempre, ma pessimi razzolatori: esaltano la scuola pubblica, buona per il popolaccio, ma i loro figli studiano altrove, nelle scuole vere, dove si mangiano brioche, mica sfilatini, all'ora di merenda.

Prima hanno consegnato la scuola nelle mani dei sindacati e dei testi scolastici che sarebbero considerati un po' troppo sbilanciati a sinistra persino a Cuba. Quindi hanno esaltato il precariato scolastico: chiunque, al di là del merito e delle competenze, ha il diritto di percepire uno stipendio dal ministero dell'istruzione occupando una cattedra, anche se non conosce altra materia che lo stipendio pubblico sicuro. E adesso se la prendono con Silvio Berlusconi, come se fosse colpa sua, quando la sola colpa di Berlusconi è di vederla un po' come i genitori engagé di Giovanni, tredicenne più indignato d'Umberto Eco e Antonio Tabucchi messi insieme: la scuola pubblica va bene per i poveracci, rincoglioniti dall'ideologia, ma ai nostri figli servono scuole di classe, anche «de sinistra» se proprio non se ne può fare a meno, purché caviar. Ricordate Il piccolo chimico? Be', a Giovanni non hanno regalato Il piccolo oratore ma Il piccolo demagogo, e forse addirittura Il piccolo ipocrita. È lo stesso giocattolo da bambini snob col quale continuano a trastullarsi i politici italiani.


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