mardi, août 17, 2010

L'arte italiana di autoflagellarsi usando i giornali stranieri

ItaliaOggi Numero 194 pag. 2 del 17/8/2010 I COMMENTI L'analisi

L'arte italiana di autoflagellarsi usando i giornali stranieri

di Sergio Luciano

Diciamo la verità: questi soloni stranieri che macinano luoghi comuni sull'Italia dall'alto, o dal basso, dei loro giornali, ci hanno veramente stufato. Sia quando parlano male di noi, sia quando ne parlano bene. E soprattutto ci hanno stufati tutti gli italiani che ad ogni stormir di titolo negativo di qualche giornale straniero si stracciano le vesti, mentre sono rigorosamente indifferenti quando capita, assai più di rado, che gli osservatori stranieri parlino bene di noi. In questo scorcio d'estate è capitato proprio così. L'autorevole (?) settimanale tedesco Der Spiegel ha scritto in una sua inchiesta, testualmente, che forse “«l'Europa deve imparare dall'Italia» come si esce dalla crisi economica, sottolineando la capacità del nostro sistema bancario di andare avanti senza iniezioni di denaro pubblico e del sistema economico nel suo complesso di ritornare a crescere nonostante la schiacciante montagna del debito pubblico... Be', come se non l'avesse scritto nessuno. Eppure fece epoca la copertina dello stesso Der Spiegel in cui per metaforizzare la pericolosità della vita in Italia e il dilagare della criminalità nel nostro Paese s'era scelta l'immagine di una pistola messa su un piatto di spaghetti. Allora, com'è? Si fanno due pesi e due misure? Se Der Spiegel critica, ampie riprese e se elogia, indifferenza? Ma non basta: qualche giorno fa il periodico economico americano Forbes ha pubblicato una sua classifica dei 50 marchi più conosciuti al mondo, e tra questi non ne ha annoverato nessuno italiano, anzi sì, Gucci, ma all'ultimo posto (e comunque ormai la griffe appartiene ai francesi di Ppr, gruppo Pinault). Nella bizzarra classifica di Forbes ai primi posti ci sono tutti marchi Usa, e quasi tutti hi-tech: da Apple a Microsoft, a Ibm, a Intel senza dimenticare Coca-Cola, Google, McDonald's, General Electric, Marlboro. Seguono distanziati celebrità straniere come Nokia, Toyota, Bmw o Louis Vuitton, Nescafè e Ikea. Ora, dire che Bmw sia più noto di Ferrari, Louis Vuitton di Armani, e Nescafè di Lavazza o di Ferrero è una semplice, ma monumentale, scemenza. Evidentemente il sondaggio era stato fatto solo negli States, e non nel mondo. O ancor più facilmente era un sondaggio fatto a casaccio. Ebbene: è stato ripreso con enfasi da tutti i media italiani. Ma va bene così: continuiamo a farci del male. Mentre qualcuno prova, sia nel pubblico che nel privato, a difendere il made in Italy e valorizzarlo, i più se ne fregano. Ma la colpa non è dei giornalisti stranieri, spesso asini quanto e più di noi, ma è di chi gli corre dietro e gli dà credito.

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