mardi, février 01, 2011

Oggi il boia usa le intercettazioni

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Oggi il boia usa le intercettazioni

di Piero Laporta prlprt@gmail.com  italiaoggi.it   20110201

Se Silvio Berlusconi fosse vissuto nel XIII secolo, a mente della bolla «Ad exstirpanda», di papa Gregorio IX, sarebbe stato affidato due volte alle cure del boia: la prima per essere torturato sino alla piena confessione, in quanto blasfemo e libertino, la seconda per giustiziarlo. Tanto la tortura quanto il supplizio finale dovevano darsi «ut quam clementissime et sine sanguinis effusionem puniretur», con grande clemenza e senza spargimento di sangue. La tortura non aveva lo scopo di far soffrire il reo, bensì farlo confessare grazie alla sofferenza. Se poi l'esercitasse un boia psicopatico che ne godeva, era tutt'altro affare.

Ogni potere, quantunque pieno e incontrollato, pure come quello che schiacciò Aldo Moro, necessita di ritualità, regole, processi e confessioni per autogiustificare l'immonda sopraffazione. Pochi ricordano oramai che mentre taluni magistrati della repubblica italiana si facevano sfuggire Cesare Battisti, il Kgb celebrava i suoi processi con propri tribunali annessi alle celle di tortura, dove gli inquisiti erano inesorabilmente portati alla confessione, con l'uso di droghe che ne minavano la volontà sine sanguinis effusionem puniretur; solo dopo si infliggeva il supplizio finale.

La tortura, quella dell'Inquisizione come quella imposta a Moro secondo i metodi del Kgb, si proponeva di annullare la personalità dell'inquisito, privarlo della sua dignità, consegnandolo al tribunale solo in quanto colpevole. In democrazia il processo non può formalmente seguire le orme dell'Inquisizione o quelle del, per taluni compianto, Kgb. Il metodo inquisitorio, statuito da papa Lucio III nel XII secolo, sopravvive nelle nostre aule di, diciamo così, giustizia, sostituendo la tortura con le intercettazioni, i cui esiti, lanciati sulla folla assatanata, echeggiano nel web come un tempo lungo le valli le confessioni dei torturati. L'effetto è persino più efficace in quanto la confessione del condannato è superflua e le testimonianze sono in qualche modo pilotate dallo stesso analogo volgo assatanato che poi s'aggruma intorno al rogo, dileggiando il malcapitato. Le testimoni o sostengono l'accusa o sono donne di malaffare, non c'è scelta con la stessa determinazione che suggeriscono i manuali dei tempi bui, traboccanti di suggerimenti per indurre le testimoni a sostenere i capi d'accusa con dichiarazioni inequivoche, per le amorevoli sollecitazioni del boia.

Nessuna meraviglia se i medesimi puteolenti aggregati, accaniti contro la chiesa per l'Inquisizione, per l'irruzione nelle camere da letto e sotto le lenzuola, gli stessi che salmodiano di Galileo, fra' Dolcino e Giordano Bruno, i medesimi che uccisero Aldo Moro prima di Bettino Craxi, gli stessi calunniatori di Giovanni Leone, oggi s'avventino su inquisito e testimoni con le bobine, come nel Medio Evo il boia coi ferri roventi dell'Inquisizione.


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