vendredi, août 02, 2013

Una questione di coerenza

Una questione di coerenza

Pubblicato: 01/08/2013 23:34      Lucia Annunziata  Direttore, L'Huffington Post


Leggerete molte parole nei prossimi giorni sulla sentenza della Cassazione.
Ma la sostanza dei fatti è (e rimarrà) molto semplice. Silvio Berlusconi è stato condannato, per evasione fiscale. Il che di questi tempi è, peraltro, un reato particolarmente odioso.
Questo mette il leader del Pdl in una condizione nuova, che cambia anche la situazione politica.
Il Pd non può in nessun modo evitare di prenderne atto, aprendo la crisi di questo governo in cui è alleato con Silvio Berlusconi. La dichiarazione del segretario Guglielmo Epifani ha già fatto un passo in questo senso.
Per i democratici è una questione di coerenza rispetto a tutta la sua identità, che riguarda non solo la giustizia, la pulizia del Parlamento, ma anche e soprattutto la natura e la qualità della politica.
Tra il Pd e il Pdl in questi ultimi venti anni è stato scavato un fossato le cui sponde sono state tracciate da quello che si pensava fossero la pratica, le regole e la finalità della vita pubblica. Per non parlare di programmi: per quanto critici si possa essere con il Pd, ci sono pochi dubbi che su tasse, lavoro, giustizia sociale, visione del sistema industriale, questo partito si è nettamente distinto dalla piattaforma del Pdl.
Capiamo le molte ragioni che hanno spinto Napolitano a lavorare per un governo di coalizione. Apprezziamo anche lo spirito di servizio con cui Letta si è preso l'incarico di guidare tale governo.
Ma la crisi delle nostre istituzioni maturata nella peggiore crisi economica degli ultimi anni, non sarà in nessun modo affrontata e ancora meno aiutata dal negare quello che è stata la storia di questo paese. Una storia di divisione, di lacerazioni, di ferite, che ha lasciato, in entrambi I lati, una sedimentazione dura di rancori, inimicizia e veri e propri odi.
Senza necessariamente dire che il Pd ha fatto tutto bene, o che il Pd è stata una forza politica senza macchia e senza paura - perché non è vero - non si esce da un lungo tunnel di scontri come quello che il paese ha vissuto in questi ultimi anni, semplicemente dichiarando una finta pace.
Se ne esce ricordando che, come si sente dire in queste ore, gli avversari non si battono per via giudiziaria, ma per via politica. Appunto. Si torni dunque alla politica. Si torni a un programma, a una proposta per la società, per uscire dalla crisi. Si prenda anche il rischio di nuove elezioni (ebbene sì, il porcellum si può cambiare velocemente se si vuole), per affrontare il giudizio del Paese.
Del resto, se mai avevamo bisogno di una dimostrazione del permanere in Italia di un clima di scontro, il messaggio con cui Silvio Berlusconi ha commentato la sua condanna è rivelatore. Se il Pd non prenderà atto che si è riaperta la Guerra dei Venti anni, come ama definirla il Pdl, glielo ricorderà con i fatti proprio il Cavaliere.


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