Una questione di coerenza
Pubblicato: 01/08/2013 23:34 Lucia Annunziata Direttore, L'Huffington Post
Leggerete molte parole nei prossimi giorni sulla sentenza della Cassazione.
Ma la sostanza dei fatti è (e rimarrà) molto semplice.
Silvio Berlusconi è stato condannato, per evasione fiscale. Il che di questi
tempi è, peraltro, un reato particolarmente odioso.
Questo mette il leader del Pdl in una condizione
nuova, che cambia anche la situazione politica.
Il Pd non può in nessun modo evitare di prenderne
atto, aprendo la crisi di questo governo in cui è alleato con Silvio
Berlusconi. La dichiarazione del segretario Guglielmo Epifani ha già fatto un
passo in questo senso.
Per i democratici è una questione di coerenza rispetto
a tutta la sua identità, che riguarda non solo la giustizia, la pulizia del
Parlamento, ma anche e soprattutto la natura e la qualità della politica.
Tra il Pd e il Pdl in questi ultimi venti anni è stato
scavato un fossato le cui sponde sono state tracciate da quello che si pensava
fossero la pratica, le regole e la finalità della vita pubblica. Per non
parlare di programmi: per quanto critici si possa essere con il Pd, ci sono
pochi dubbi che su tasse, lavoro, giustizia sociale, visione del sistema
industriale, questo partito si è nettamente distinto dalla piattaforma del Pdl.
Capiamo le molte ragioni che hanno spinto Napolitano a
lavorare per un governo di coalizione. Apprezziamo anche lo spirito di servizio
con cui Letta si è preso l'incarico di guidare tale governo.
Ma la crisi delle nostre istituzioni maturata nella
peggiore crisi economica degli ultimi anni, non sarà in nessun modo affrontata
e ancora meno aiutata dal negare quello che è stata la storia di questo paese.
Una storia di divisione, di lacerazioni, di ferite, che ha lasciato, in
entrambi I lati, una sedimentazione dura di rancori, inimicizia e veri e propri
odi.
Senza necessariamente dire che il Pd ha fatto tutto
bene, o che il Pd è stata una forza politica senza macchia e senza paura -
perché non è vero - non si esce da un lungo tunnel di scontri come quello che
il paese ha vissuto in questi ultimi anni, semplicemente dichiarando una finta
pace.
Se ne esce ricordando che, come si sente dire in
queste ore, gli avversari non si battono per via giudiziaria, ma per via
politica. Appunto. Si torni dunque alla politica. Si torni a un programma, a
una proposta per la società, per uscire dalla crisi. Si prenda anche il rischio
di nuove elezioni (ebbene sì, il porcellum si può cambiare velocemente se si
vuole), per affrontare il giudizio del Paese.
Del resto, se mai avevamo bisogno di una
dimostrazione del permanere in Italia di un clima di scontro, il messaggio con cui Silvio Berlusconi ha commentato la sua
condanna è rivelatore. Se il Pd non prenderà atto che si è riaperta la Guerra
dei Venti anni, come ama definirla il Pdl, glielo ricorderà con i fatti proprio
il Cavaliere.
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