Se Silvio è
colpevole arrestateci tutti
Sbagliato contestare il reato di frode fiscale: con i
criteri applicati al Cav qualsiasi partita Iva può essere condannata
Coi criteri con cui Silvio Berlusconi è stato condannato per frode fiscale
e all'interdizione dai pubblici uffici, potenzialmente tutti i contribuenti con
partita Iva potrebbero essere condannati al carcere e privati del diritto a
essere eletti.
Ma si tratta di una interpretazione erronea della legge penale tributaria
del 10 marzo 2000 numero 74 approvata sotto il governo D'Alema con Oliviero
Diliberto ministro della Giustizia e segretario dei Comunisti italiani. Questa
legge non prevede come frode fiscale ciò per cui è stato condannato Berlusconi,
eppure non si tratta certo d'una legge berlusconiana. L'articolo 2 considera la
frode fiscale consistente nell'uso di fatture inesistenti.
Non è il caso dei diritti televisivi venduti a Mediaset da Frank Agrama,
con fatture vere e prezzi realmente pagati. L'articolo 3 considera come frode
fiscale l'evasione dell'imposta sul reddito o l'Iva da parte di chi «sulla base
d'una falsa rappresentazione nelle scritture contabili obbligatorie ed
avvalendosi di mezzi fraudolenti idonei ad ostacolarne l'accertamento indica,
in una delle dichiarazioni annuali relative a dette imposte, elementi attivi
per un ammontare inferiore a quello effettivo od elementi passivi fittizi»
quando l'imposta evasa è superiore a un certo ammontare. Il termine «mezzo
fraudolento» indica un «artificio atto a trarre in inganno». Non è applicabile
a una fattura che indica un prezzo effettivamente pagato, che risulta da una
operazione commerciale palese con un soggetto vero. Né essa è «idonea a
ostacolare l'accertamento» e non è neppure «fittizia», essendo vera, anche se
forse «gonfiata».
Il reato infine riguarda chi effettua le dichiarazioni annuali, non gli
azionisti, come Berlusconi a quell'epoca. Dunque, nei tre gradi di processo
Berlusconi è stato condannato sulla base di tre interpretazioni analogiche:
quella per cui una fattura è fraudolenta anche se è vera e palese solo perché
ha un prezzo maggiore di quello di mercato, quella per cui essa è «una fattura
fittizia», anche se è realmente pagata solo perché ad essa corrisponde un
rimborso del venditore a un'altra società, che la mette a bilancio e - terzo -
quella per cui il socio di controllo è responsabile delle dichiarazioni fiscali
degli amministratori perché «non può non sapere».
Ma le leggi penali non possono essere interpretate analogicamente né sulla
base di semplici presunzioni. Ciò è vietato dall'articolo 1 del codice penale e
dal 14 delle pre leggi. Resta un mistero: l'articolo 12 della legge 2000
stabilisce che l'interdizione dai pubblici uffici può essere al massimo di 3
anni. Come mai per due gradi di giudizio ne sono stati comminati 5? Possibile
che i magistrati abbiano letto la legge del 2000 che applicavano senza arrivare
all'articolo 12 di un testo così snello? O pensavano che la Cassazione non se
ne accorgesse? Quesito inquietante per la certezza del diritto. Con questa
interpretazione del diritto penale tributario siamo a «manette per tutti».
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