mercredi, mai 29, 2013

Angela Merkel, garante di Pechino nel Vecchio continente

 

Angela Merkel, garante di Pechino nel Vecchio continente

 La cancelliera s'impegna a tutelare gli interessi cinesi in Ue. In cambio, una serie di vantaggi commerciali.

 di Pierluigi Mennitti                 lettera43.it                   20130527

 È attrazione fatale fra i leader delle due terre di mezzo, quella asiatica e quella europea. Berlino è stata l'unica tappa in un Paese dell'Ue del viaggio nel Vecchio Continente di Li Kequiang, da marzo capo dei ministri del governo cinese, e Angela Merkel l'unico leader europeo a riceverlo, il 26 maggio.

Un tempo erano le strategie geopolitiche a dominare l'agenda degli incontri fra i grandi del mondo, oggi l'economia. È così tutto ricco di contratti commerciali il bottino dei colloqui fra le due parti: accordi per la coperazione fra aziende, scambi nel campo della formazione, trattati di sostegno alle imprese. In cambio la Germania diventa una sorta di tutore degli interessi cinesi in Europa, il suo rappresentante ufficiale contro i tentativi di Bruxelles di imporre dazi doganali per contrastare il dumping dei prezzi nel settore dei pannelli solari.

LO SPETTRO DEL PROTEZIONISMO. 

La visita tedesca di Li Kequiang si è consumata nei pochi chilometri che dividono Potsdam da Berlino. «Germania e Cina vogliono evitare che il conflitto commerciale fra Pechino e Bruxelles inauguri una nuova epoca di protezionismo», ha scritto la Frankfurter Allgemeine Zeitung, sintetizzando l'esito dei colloqui, «e Angela Merkel ha confermato che farà di tutto per scongiurare che fra le due parti si arrivi a un confronto che porti all'innalzamento reciproco di barriere doganali».
LA MEDIAZIONE DI BERLINO. Il ruolo tedesco è quello di intermediario. La cancelliera si è ben guardata dal rimproverare apertamente la linea di Bruxelles, ma lo ha lasciato fare al suo ospite, senza provare a correggerne gli accenti più critici. «Le misure che l'Ue ha in mente», ha detto Li Kequiang, «si rifletterebbero in maniera molto negativa sui posti di lavoro nelle aziende cinesi, ma danneggerebbero anche le imprese e i consumatori europei. Siamo intenzionati a rifiutarle con decisione, tanto più che una guerra commerciale avrebbe in questo momento effetti drammatici a livello globale e approfondirebbe una crisi economica che non è stata ancora superata».

Pechino e Bruxelles a colloquio. Ma le posizioni restano distanti

Dal 27 maggio Ue e Cina sono pronte ad avviare una serie di consultazioni ufficiali per provare a dirimere la questione, ma la trattativa appare molto difficile e le posizioni delle due parti restano distanti. Per questo i cinesi hanno chiesto il supporto della Germania e Merkel ha detto sì.
In cambio ha ottenuto la firma su un pacchetto di accordi commerciali che hanno rafforzato la dipendenza reciproca fra i due Paesi.
«Il valore economico complessivo delle trattative concluse non è stato dichiarato», ha osservato la Süddeutsche Zeitung, «ma alcuni accordi sono stati resi noti. Tra gli altri, quelli sottoscritti dalle aziende automobilistiche Bmw e Volkswagen, così come quello della Siemens per un contratto di servizio legato alle turbine a gas e un accordo quadro per la cooperazione nel settore delle raffinerie di petrolio». Un meccanismo di fidejussioni «consentirà agli armatori tedeschi di acquistare navi container prodotte nei cantieri cinesi, mentre i due ministeri economici hanno stipulato accordi per nuovi investimenti reciproci nel campo delle energie rinnovabili e dell'efficienza energetica».

ACCORDI SULLA FORMAZIONE.

 In coda, intese nel settore della formazione: l'università Humboldt di Berlino si impegna a riservare una serie di borse di studio agli studenti cinesi mentre nuove risorse dovrebbero finanziare un programma intensivo di corsi di lingua nelle scuole dei due Paesi.

L'unico vantaggio per gli altri partner europei riguarda la moneta unica. La Cina ha bisogno di un euro forte e stabile ed è terrorizzata da un collasso dell'Eurozona, che metterebbe in pericolo gli enormi investimenti fatti negli ultimi tempi nell'area. Pechino ha impegnato risorse anche in Romania, Polonia e Balcani, Paesi le cui economie non uscirebbero indenni da un disastro dell'euro. Li Kequiang è convinto che Berlino detenga le chiavi della stabilità della moneta unica e ha spinto la cancelliera a impegnarsi con ogni mezzo per aiutare l'Europa a uscire dalla crisi.

GARANTISCE IL BUNDESTAG.

 Non è un caso che, nel fine settimana, il governo tedesco abbia cominciato a rendere più chiaro il suo piano di aiuti per i Paesi dell'Europa meridionale, da sviluppare attraverso trattative bilaterali che al momento coinvolgono Spagna e Portogallo. Come riferito dallo Spiegel, «la banca d'investimento pubblico Kfw (Kreditanstalt für Wiederaufbau) dovrebbe attivare un sistema globale di fidejussioni per consentire agli istituti gemelli dei Paesi in crisi di riversare sulle loro imprese crediti a basso tasso di interesse per investimenti». Al Bundestag, il parlamento tedesco, il compito di garantire le fidejussioni della Kfw.

Lunedì, 27 Maggio 2013

 

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