mercredi, février 06, 2013

Bilancio UE l' Italia trema

http://www.lettera43.it/economia/macro/bilancio-ue-l-italia-trema_4367582889.htm


VERTICE DI BRUXELLES

Bilancio Ue, l'Italia trema

Dal 2007, il nostro Paese ha avuto un saldo negativo di 22 miliardi.
Che rischia di aumentare ancora.

L'Italia rischia di tornare con le ossa rotte da Bruxelles. Alla vigilia del vertice sul bilancio Ue 2014-2020, sono ancora molto distanti le posizioni dei Paesi membri sul negoziato già fallito lo scorso novembre.
Il premier uscente Mario Monti, sottolineando che l'Italia è diventata il primo contributore nel 2011, ha chiesto un accordo «più trasparente ed equo», ma deve vedersela coi poteri forti rappresentati da Germania e Gran Bretagna, che guidano il fronte dei tagli.
SALDO NEGATIVO DAL 2007. Trovare l'intesa non sarà facile e sulle spalle del nostro Paese rischia di gravare un peso maggiore di quello già sostenuto fino ad oggi: un saldo negativo di 22 miliardi di euro tra impegni e spese negli ultimi cinque anni.
Dal 2007 al 2011 l'Italia ha lasciato in Europa questa somma, che corrisponde più o meno al gettito atteso dall'Imu.
Si tratta di 2 miliardi in meno della Francia, che però ha un reddito nazionale superiore di un quarto al nostro, e di 5 miliardi in meno rispetto al Regno Unito (che ha un Pil maggiore del 10%).
ACCORDO IN EXTREMIS NEL 2005. Nel 2005 Roma riuscì a strappare all'ultimo 1,4 miliardi per i «Fondi strutturali» (investimenti per le aree più svantaggiate) e altri 500 milioni per lo sviluppo rurale.
E anche oggi Italia e Francia vogliono fondi in più per agricoltura e sviluppo, mentre sul fronte opposto Danimarca e Austria difendono i loro sconti e Paesi più poveri dell'Est, come Slovenia e Ungheria, protestano per la ripartizione dei fondi di coesione.

Saldo sempre più grave per l'Italia: dai 2 mld del 2007 ai 5,9 del 2011

L'Italia rischia però di rimanere sempre più isolata, come insegna il comportamento in passato degli altri Paesi nei nostri confronti.
Come ricorda il Corriere della Sera, l'ex presidente francese Nicolas Sarkozy e l'ex premier britannico Tony Blair chiedevano di spendere di più nella ricerca, nell'innovazione, nella «competitività» e meno nei programmi di assistenza o di conservazione dell'esistente.
Ma poi Parigi e Londra hanno pensato solo a tutelare i fondi a loro disposizione.
Intanto, i governi italiani di Romano Prodi e poi (dal maggio 2008) di Silvio Berlusconi si sono visti raddoppiare in un anno il conto di Bruxelles.
ESCALATION IN CINQUE ANNI. Nel 2007 il «saldo operativo» tra versamenti (escluse le spese per l'amministrazione) e fondi provenienti dalla Ue, era ancora fermo a 2 miliardi di euro. Meno della Germania (7,4), della Francia (2,9) e del Regno Unito (4,1).
Ma nel 2008, anno di esplosione della crisi, Roma è volata al secondo posto della classifica dei «contributori netti» della Ue. Il «saldo operativo» ha toccato 4,1 miliardi di euro, dietro la Germania (8,7) e davanti a Francia (3,8) oltre a Olanda (2,6) e Regno Unito (0,8).
E nei tre anni successivi, il «saldo operativo» è salito a 5 miliardi nel 2009, 4,5 miliardi nel 2010, fino a 5,9 miliardi del 2011.
PERDITA CONTINUA PER L'ITALIA. Dal 2008 al 2011 i contributi sono aumentati di altri 900 milioni, toccando quota 16 miliardi nel 2011. Gli incassi europei invece sono scesi dagli 11,3 miliardi del 2007 ai 9,5 miliardi del 2011.
Nella sostanza, l'Italia è andata sempre più in perdita. In vista del summit del 7 febbraio a Bruxelles, dunque, le parole ottimiste di vertici Ue vanno prese con le pinze, perché il risultato finale può essere, ancora una volta, molto doloroso.
Mercoledì, 06 Febbraio 2013

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