jeudi, mars 07, 2013

Uno strano decreto sui magistrati fuori ruolo

Uno strano decreto sui magistrati fuori ruolo

Nel decreto del governo, la possibilità di aggirare i limiti di tempi e di assumere incarichi nell'esecutivo - Milena Gabanelli, Luca Chianca

corriere.it   20130307

Prima di esalare l’ultimo respiro il Governo Monti deve completare l’approvazione delle norme che riguardano il famoso decreto anticorruzione.Nell’ambito di questo decreto ce n’è una (che già oggi potrebbe essere messa all’ordine del giorno) che riguarda i magistrati fuori ruolo, ovvero quei magistrati chiamati a ricoprire temporaneamente un incarico presso l’ufficio legislativo dei vari ministeri, Capo gabinetto, le Autorità indipendenti, la Presidenza del Consiglio, ecc.

Nella maggior parte dei casi questi incarichi prevedono un nuovo stipendio senza perdere quello originario, fermo restando l’obbligo a ritornare al loro posto dopo 5 anni. Nel tempo gli anni sono diventati 10, ed ora il Governo sta per varare: 
1) la possibilità di raggirare questo limite, 
2) la possibilità di non essere più “terzi” rispetto all’esecutivo assumendo anche incarichi di gestione all’interno dello stesso.

Cosa significa? Che dopo l’approvazione della norma il magistrato potrà fare il Direttore delle Agenzie, per esempio l’Agenzia delle Entrate, delle Dogane, oppure il capo dipartimento dei Ministeri, per esempio dell’Agricoltura o dello Sviluppo Economico, aprendo così la strada ad una possibile situazione di conflitto permanente di interessi fra organi dello Stato.

Ma perché un magistrato dovrebbe poter gestire il portafoglio dell’industria italiana? Non dovrebbe essergli consentito poiché appartiene alla funzione giurisdizionale, che per sua natura è super partes e per definizione è organo terzo rispetto agli interessi pubblici da gestire. La legge non dovrebbe pertanto consentire al magistrato di assumere ruoli di gestione che spettano all’esecutivo! Dovrebbe prima dimettersi, e poi, da libero cittadini, va a fare quello che vuole.

E come viene superato il limite massimo dei 10 anni in fuori ruolo? Scrivendo nella norma: “i magistrati ordinari contabili, amministrativi, militari, gli avvocati e i procuratori dello Stato che ricoprono cariche apicali o semiapicali presso organi o enti partecipati o controllati dallo Stato sono comunque collocati obbligatoriamente in aspettativa senza assegni”.

Un linguaggio ambiguo e furbo che permette di superare ogni vincolo temporale, poiché sull’“aspettativa senza assegni” la legge anticorruzione non ha apposto nessun limite. In altre parole: se oggi il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Antonio Catricalà, sarebbe costretto a tornare a fare il giudice perché ormai sono passati 10 anni da quando è in fuori ruolo, con questa norma potrebbe fare il Presidente di Eni o Finmeccanica, o all’Enel, o alla Rai, senza tagliare il cordone ombelicale con la magistratura.

Ma chi in Presidenza del Consiglio ha predisposto il decreto legislativo in corso di approvazione?  Sappiamo che Catricalà “filtra” le carte da portare a Monti, sappiamo che il ministro della Funzione Pubblica (Filippo Patroni Griffi), che annovera tra le sue competenze quelle di carattere ordinamentale come la norma in esame, è lui stesso un Consigliere di Stato in fuori ruolo, come lo è il suo capo gabinetto (consigliere Garofoli), ma chi abbia “cucinato” questo piattino, e in quali stanze .. impossibile saperlo.

Se poi si considera che i magistrati in fuori ruolo sono 227, e che gli uffici di provenienza sono il Tar, il Consiglio di Stato, la Corte dei Conti, non si può eludere la domanda: con quale indipendenza verranno giudicati i ricorsi contro gli atti di gestione approvati da magistrati che saranno al contempo Capi dipartimento di Ministeri o Presidenti di Società a partecipazione pubblica? Magistrati in palese conflitto di interessi e che abdicano alla loro funzione di terzietà. Siamo sicuri che lo spirito che animava il decreto anticorruzione era questo? 
È questo il decreto che il governo Monti vuole lasciare in eredità ai suoi successori?

Guarda l'inchiesta "Fuori ruolo" andata in onda a Report il 5 dicembre 2010

 

Replica del Sottosegretario Catricalà

«Vorrei chiarire quattro punti relativi all'articolo: 
1) non sono "costretto" a tornare a fare il magistrato ma sono onorato di poterlo fare. Dopo aver vinto un difficile concorso di secondo grado ed essere stato chiamato a svolgere incarichi per i quali era richiesta, in alternativa con altre, la qualifica di consigliere di Stato, ho chiesto e ottenuto di essere assegnato a una sezione consultiva che non si occupa di Presidenza del Consiglio dei Ministri né di Antitrust. Proprio per evitare conflitti di interessi. 
2) sono assolutamente convinto che un magistrato non possa essere autorizzato a svolgere funzioni di amministratore o presidente di qualsivoglia società commerciale, né in ruolo né fuori ruolo né in aspettativa, ma debba, per svolgere quelle attività, abbandonare la toga. È un dovere morale prima ancora che giuridico. 
3) lo schema di decreto non istituisce un nuovo caso di aspettativa ma si limita a richiamare la disciplina già vigente dell'art. 23 bis del d.lgs. n. 165 del 2001. È una regolamentazione severa che rimette ai consigli superiori delle singole magistrature di valutare la compatibilità dell'aspettativa con le esigenze del servizio. 
4) lo schema di decreto, che ha ricevuto parere favorevole della commissione parlamentare, restringe di molto la possibilità di svolgere incarichi esterni, perché il numero dei fuori ruolo possibili è limitato presso ogni magistratura. Dal momento di entrata in vigore del decreto i vari incarichi part time (che sono la quasi maggioranza) non saranno più autorizzabili. Per questo la bozza ha molti nemici.»
Antonio Catricalà

Replica di Milena Gabanelli

«Prendo atto con piacere che il Sottosegretario Catricalà tornerà "in ruolo" e che qualora dovesse accettare un incarico presso "qualsivoglia società" si dimetterà dalla magistratura. Se lo schema di decreto si limita a richiamare la normativa vigente significa che i magistrati possono "continuare" ad avere ruoli di gestione, e quindi si persevera ad invadere la sfera dell'esecutivo. 
Perché non cancellare la norma sull'aspettativa non retribuita e stabilire invece per legge il tetto massimo di fuori ruolo autorizzabili annualmente? 
Ciò detto, le leggi devono essere scritte per essere capite. Invece sono scritte per essere da voi interpretate, e la storia ci insegna che vengono interpretate a seconda della convenienza (vostra)». M. G.

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