samedi, septembre 10, 2011

Il miglior amico dell’orco

Il miglior amico dell’orco | The Frontpage

         Il miglior amico dell’orco

di Eisenheim   thefrontpage.it   20110910

    
“Auguro vita e salute ai miei nemici perché possano assistere in forze alla mia vittoria”. Così recita, più o meno, un modo di dire brasiliano. E con molta probabilità è la stessa preghiera che tutte le sere Silvio Berlusconi rivolge al Padreterno prima di andare a dormire (o a fare il bunga bunga).

Ieri, dopo la messa in onda dell’ottimo film Silvio forever – capace di scontentare o accontentare allo stesso modo seguaci e nemici del Cavaliere –, Enrico Mentana ha proposto un interessante dibattito sul ventennio berlusconiano; gli ospiti erano Giuliano Ferrara, Paolo Mieli ed Eugenio Scalfari. Le premesse per un frizzante confronto c’erano tutte finché, tra l’incredulità dei presenti, la superbia e l’altezzosità del fondatore di Repubblica ha avuto il sopravvento sull’analisi del fenomeno politico, mediatico, sociale e culturale più rilevante degli ultimi cinquant’anni.

Poche frasi dell’ex direttore, dette con un disprezzo e un rancore che non cercava di nascondere, sono state più efficaci di dieci comizi di Berlusconi. Se infatti durante le sue uscite il Cavaliere forza spesso la mano, in maniera quasi comica, con l’odio e la persecuzione nei suoi confronti – soprattutto quella mediatica –, quando parla Scalfari riesce a superare anche l’immaginazione del premier. Il che è tutto dire.

Ma a lasciare allibiti interlocutori e telespettatori è stata la divisione semplicistica fra buoni e cattivi, questi ultimi definiti “lerciume”, fatta dal maestro di giornalismo per indicare chi sta con “il venditore di tappeti” e chi no. Quindi chi si fa eleggere, o vota per il Cavaliere, nel migliore dei casi è lercio. E, per dirla alla Berlusconi, anche “coglione”. Perché, come ha spiegato alla fine Scalfari, il più grande errore di Berlusconi non l’ha commesso lui, ma chi l’ha votato. Un ragionamento che, oltre a convincere gli indecisi sulla veridicità delle parole del presidente del Consiglio, mette voglia anche al comunista duro e puro di votare per spirito di solidarietà l’orco di Arcore.

A essere complottisti verrebbe da pensare che Scalfari è un prodotto di Publitalia; è il nemico creato a tavolino per far raccogliere consensi al Cavaliere che, se lasciato al proprio destino, si sarebbe già scavato la fossa (politica) da solo. E invece ogni volta che sembra toccare il fondo, a riprenderlo per il colletto ci pensa il Penati o lo Scalfari di turno, che riescono nell’impresa di far credere alla gente che in fondo Berlusconi è come tutti noi: un semplice, un generoso che ama le donne e aiuta tutti quelli che incontra. Ma che, a differenza di qualcun altro, non guarda nessuno dall’alto in basso e non ha bisogno di “rubare” i soldi per vivere.

Come canterebbe Silvio, “meno male che Scalfari c’è”.


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