La guerra dei vecchi contro i giovani
Per Esquire, le vecchie generazioni americane sfruttano le nuove
di Daniele Raineri ilfoglio.it 9 aprile 2012 - ore 00:00
.jpg)
Marche cita David Frum, ex speechwriter di George W. Bush, che ha il fegato di riconoscere che il programma del Tea Party, con la sua combinazione di diritti acquisiti costosi e di tagli delle tasse “non è un programma politico conservatore: è la grande liquidazione per cessata attività della generazione del Baby boom”. Lo scopo dell’economia non ha nulla a che fare con Ronald Reagan o Barry Goldwater, l’imperativo politico è uno solo: preservare il bozzolo di irrealtà in cui i boomeers si sono avvolti. Lo stesso vale per i democratici: la campagna 2008 di Obama assomiglia a una fantasia in cui i conflitti essenziali della vita non appaiono. “America bianca contro America nera, America dei blu state contro America dei red state… può essere, ma quello che è sicuro è che esiste un’ America dei vecchi e una dei giovani e non formano una comunità d’interessi. Gli uni prendono dagli altri”. Il governo federale spende 480 milioni di dollari per l’assistenza sanitaria e 68 per l’istruzione. 62 milioni di dollari in farmaci sussidiati e soltanto 8 per programmi di assistenza sociale. Il flusso del denaro non scorre in direzione dei giovani, per aiutarli a crescere, ma in quella dei vecchi, per garantire loro una morte confortevole. Secondo uno studio della Brookings Institution del 2009, gli Stati Uniti spendono per i vecchi due volte e mezzo quello che spendono per i più giovani: su base federale, il rapporto diventa sette a uno. Il problema più grande sono le casse delle pensioni, che nel 2036, secondo le stime, saranno asciutte, proprio quando gli ultimi boomers avranno novant’anni. “E’ la fusione di modelli economici: socialismo in stile Grecia che non ci possiamo permettere per i vecchi, capitalismo duro e puro per i giovani”.
Il punto è che nemmeno l’istruzione può salvare. Le università sono il luogo dove questa tendenza perversa a danno di chi è arrivato dopo si manifesta con più evidenza, pochi baroni e tanti assistenti, e livello educativo che decade. E per quanto riguarda il dopo, ormai 25 anni sono un periodo considerato normale per riuscire a ripianare con il proprio lavoro i debiti contratti per pagarsi le spese degli studi. Per chi non studia, va ancora peggio, e l’arretramento delle condizioni si può sintetizzare con una definizione devastante: “Paghe competitive a livello globale”. Vuol dire adeguate al livello del Terzo mondo, dove ormai la manodopoera ugualmente qualificata ma con meno aspettative riesce ad attrarre capitali e imprese. E, Marche conclude, quello che sta accadendo in America avviene dovunque, dai paesi arabi all’Italia.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Aucun commentaire:
Enregistrer un commentaire